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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2013 alle ore 10:28.
L'ultima modifica è del 31 dicembre 2013 alle ore 10:31.

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È l'impresa più grande quella che il campione tedesco sta affrontando. Michael Schumacher, 44 anni il 3 gennaio prossimo, lotta infatti, in coma, tra la vita e la morte dopo la terribile caduta sugli sci avvenuta domenica scorsa in una discesa fuori pista e l'impatto terribile contro una roccia maledetta a Méribel in Alta Savoia.

E, ironia della sorte, la vita di Schumi non è appesa a un filo a causa di un sempre in agguato incidente in circuito alla guida di una Formula Uno o di una iperpotente supercar, magari una Rossa Ferrari. Il supercampione, considerato il più grande pilota di F1 di tutti i tempi, ha sempre vissuto alla ricerca della velocità limite. E in questa esistenza sempre a tutto gas, dove ha vinto più titoli di ogni altro asso del volante è stato ben sette volte campione del mondo di Formula Uno, cinque con la "nazionale rossa" la Ferrari, 2 con la Benetton e 91 vittorie su 308 GP disputati, 179 dei quali con la Ferrari in 19 stagioni in F.1 le ultime tre al volante di una Mercedes che gli hanno regalato solo una pole a Montecarlo delle 68 ottenute in totale e un terzo posto al Gran Premio di Valencia del 2012.
Fin da piccolo respira l'aria satura di benzina del mondo delle corse, avvinandosi fin da ragazzino alle competizioni. E in questo mondo aveva, oltre a una dote innata nella guida veloce, un vantaggio non da poco: poteva "giocare" in casa, nella pista di kart gestita dalla sua famiglia a Kerpen in Germania.

A soli 15 anni debutta nelle gare internazionali. Era il 1984 e scende in pista per partecipare alla Coppa del Mondo nella classe 100 Junior. La grinta e l'abilità lo portano poi nelle varie formule minori. Nel 1989 è secondo nella Formula 3 tedesca. Il 1991 è il grande anno, quello l'anno del grande debutto in F1.
Eddie Jordan, patrone dell'omonima scuderia, è alla ricerca di un sostituto del pilota lussemburghese Betrand Gachot, arrestato a Londra per essersi difeso dall'aggressione di un tassista dopo una lite scatenata da una banale incidente stradale. Un caso fortuito che spalanca le porte del Grande Circo a Schumi nella massima serie, nel grande circo della Formula Uno. Già perché Jordan sceglie proprio il giovane Schumacher per disputare il gran premio del Belgio. Subito Michael mette a segno il settimo posto in qualifica, ma la sua gara dura poco: esuberante e ancora inesperto brucia la frizione in partenza. Ma la perfomance del futuro supercampione non passa inosservati e Flavio Briatore però propone la tedesco di correre per la della Benetton insieme a Nelson Piquet. Nel 1992 batte il compagno di squadra Martin Brundle e si aggiudica il primo successo in Belgio. La seconda vittoria giunge al tracciato portoghese di Estoril: è l'unica nella stagione 1993. I primi Gran Premi del 1994 vivono all'insegna del duello con Senna. Poi la tragedia di Imola e la morte del brasiliano aprono la strada alla conquista del titolo del tedesco. Ma il mondiale si decide all'ultima gara: in un serrato e indimenticabile duello con Damon Hill. Un corsa passata alla storia e Schumacher diventa il primo tedesco a conquistare il titolo di Campione del mondo in Formula Uno.

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