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Questo articolo è stato pubblicato il 01 gennaio 2014 alle ore 19:52.
L'ultima modifica è del 01 gennaio 2014 alle ore 20:26.

Dopo la rinuncia di Francesca Barracciu alla corsa per la guida della Regione Sardegna, Arturo Parisi dice di non essere in corsa. «Sento avanzare l'ipotesi di una mia candidatura in sua sostituzione, anche se non da parte di organi a questo titolati né per iniziativa degli esponenti che in questi mesi hanno cooperato per ottenere la sua rinuncia. Per evitare che vada perduto altro tempo prezioso voglio precisare che se avessi ritenuto ci fossero le condizioni per una mia proposta per il governo della Sardegna l'avrei sottoposta nelle elezioni primarie» ha detto Parisi come riporta L'Unione Sarda, fugando le voci di una sua candidatura.
Proprio sul finire dell'anno Francesca Barracciu ha gettato la spugna, davanti alle polemiche infuocate scatenatesi subito dopo l'avviso di garanzia che la vede indagata per peculato nello scandalo sui fondi ai gruppi consiliari. Dunque lei non sarà la candidata del centrosinistra per le elezioni regionali della Sardegna.
A mezzanotte l'annuncio dell'europarlamentare vincitrice della primarie del Pd dopo due giornate di scontri aspri in una Direzione regionale durata oltre 48 ore, tra rinvii e pause di riflessione.
Ma la Barracciu non risparmia bordate, puntando l'indice su Renato Soru, Paolo Fadda e Antonello Cabras, con l'avallo di Silvio Lai, segretario regionale, che per primo aveva fatto il passo indietro chiesto alla Barracciu, rimettendo la sua carica alla Direzione regionale.
Una decisione arrivata dopo la decisione di andare al voto di un ordine del giorno, evitato solo al termine di frenetiche trattative, che avrebbe certificato la spaccatura del partito. A mezzanotte la decisione della Barracciu di rinunciare. Con le bordate a tutti, in primis al suo ex mentore, Renato Soru.
Ora i papabili per la corsa alla presidenza della Regione, il 16 febbraio prossimo sono quelli dell'economista Antonio Pigliaru, del segretario della Fnsi Franco Siddi, dell'ex parlamentare del Pci ed ex sindaco di Carbonia Tore Cherchi.
Uscita dalla corsa per le regionali in Sardegna, Francesca Barracciu avrà comunque un ruolo di primo piano in questo momento cruciale per la vita del Pd. È lei stessa a dirlo ai giornalisti confermando di aver deciso di fare il passo indietro dopo un colloquio con la segreteria nazionale del partito (il suo obiettivo, mancato, era quello di parlare direttamente con Matteo Renzi). E con i vertici di Roma avrebbe concordato che avrà voce in capitolo sulla scelta del prossimo candidato alla presidenza della Regione, sulle liste e le alleanze.
«So che sto facendo la cosa giusta perché sto salvando il mio partito - ha chiarito - questa partita vale il mio destino personale. Sto ricevendo in queste ore decine e decine di messaggi che mi dicono di non mollare».
Nel mirino dell'ormai ex candidata finiscono personaggi di peso del suo partito: Renato Soru, Paolo Fadda e Antonello Cabras. «È stata loro - ha detto - l'iniziativa di cercare di portare il Pd ad una spaccatura insopportabile sul mio nome. Siccome voglio che il Pd e il centrosinistra vincano le prossime elezioni, un partito spaccato avrebbe significato sconfitta sicura. A quel punto ho dato la mia disponibilità a valutare un'altra candidatura».
Ma è con Soru che l'eurodeputata è andata giù pesante. Pur non citandolo, in un passaggio è stata eloquente: «Non consentirò a nessuno - ha spiegato ai giornalisti - e in particolare a chi ha perso le elezioni nel 2009, a chi ha rinvii a giudizio pesantissimi con processo già fissato a maggio 2014 (Soru dovrà comparire in Tribunale per rispondere di evasione fiscale, ndr) di fare la morale agli altri. Non consentirò di escludere dalle liste persone o partiti, ad esempio il Psd'Az, non graditi a personaggi come questi».
Il braccio di ferro sulla Barracciu ha scandito la sua candidatura un minuto dopo l'avviso di garanzia che la vede indagata per peculato nello scandalo sui fondi ai gruppi consiliari. Un ciclone giudiziario che ha da subito offuscato quel successo netto ottenuto dall'eurodeputata con le primarie: 52mila elettori infatti le avevano dato il loro sostegno già al primo turno. Ora il passo indietro. Lei, dopo la sollecitazione giunta questa sera dallo stesso segretario regionale, si era detta pronta a farlo, ma aveva chiesto un confronto diretto con Matteo Renzi. Questo non c'è stato con il leader, ma con i suoi della segreteria. E alla fine ha deciso di rinunciare.
Eppure non era servito l'arrivo a Oristano, di Stefano Bonaccini, uomo di punta della squadra di Renzi, per convincerla. Né gli interventi che si erano susseguiti durante i lavori interminabili della direzione: pochi i sostenitori, molti invece, anche tra le donne che l'avevano appoggiata con convinzione, che le hanno invece poi chiesto di farsi da parte.
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