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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2014 alle ore 06:47.

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TARANTO
«Le emissioni dello stabilimento Ilva non sono responsabili della patologia denunciata. E il mancato ampliamento delle collinette ecologiche da parte del Comune e della Provincia di Taranto non ha influito sulla situazione ambientale del rione Tamburi, che è vicino al siderurgico. Sono le due conclusioni della sentenza pronunciata dal Tribunale civile di Taranto (presidente Pietro Genoviva) che ha rigettato sia la richiesta di una donna, residente ai Tamburi, che aveva fatto causa all'Ilva per la sua malattia e chiesto un risarcimento danni, sia la chiamata in causa degli enti locali da parte dell'ex direttore dello stabilimemento, Luigi Capogrosso, coinvolto nella vicenda insieme all'ex presidente della società, Emilio Riva.
Nella denuncia la donna aveva evidenziato che «dopo aver respirato sin da piccola tutte le grandissime quantità e varietà di sostanze chimiche e minerali emesse dall'Ilva, si ritrovava affetta da una grave malattia totalmente invalidante». La perizia disposta dal giudice ha invece accertato che la patologia che dal 2004 ha colpito la donna, è «di origine autoimmune e quindi del tutto non correlabile con sostanze in ipotesi anche nocive e/o inquinanti provenienti dallo stabilimento Ilva ed in genere con esposizioni a polveri e gas di provenienza industriale». Inoltre, scrive Genoviva, la patologia denunciata «non è nemmeno astrattamente correlabile con le sostanze ritrovate nell'esame del capello e delle urine effettuate nel giugno 2011 e giudicate peraltro scarsamente attendibili, specie per quanto riguarda i rilevati valori dell'arsenio che, se reali, sarebbero stati esiziali per qualunque essere umano».
E a proposito della richiesta fatta da Capogrosso, il giudice rileva che «è quantomeno lecito dubitare, in via di mera ipotesi e con appena un po' di buon senso, che il completamento delle collinette ecologiche potesse avere effetti significativi sulla riduzione dell'inquinamento da polveri provenienti dai parchi minerali dell'Ilva, la cui solo copertura sembrerebbe idonea allo scopo».
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