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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2014 alle ore 06:43.

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ROMA
L'apertura al segretario del Pd Matteo Renzi sulla riforma del Porcellum è arrivata direttamente dal leader di Fi Silvio Berlusconi: «Colgo con positività - ha scritto in una nota - il metodo proposto dal segretario Pd». Ma su altri punti dell'agenda Renzi, la contrarietà di Fi è totale, come sulle unioni civili. Mentre la Lega ha attaccato l'ipotesi di rivedere la legge Bossi-Fini sull'immigrazione. Nessuna trattativa, invece, sul fronte del M5S, che sulla legge elettorale resta ancorato al semplice ritorno al vecchio Mattarellum.
Nella sua nota il Cavaliere ha promosso la proposta Renzi sulla riforma del sistema di voto su due aspetti: la «possibilità di incontri e consultazioni bilaterali» e l'avvio della trattativa a partire da tre ipotesi «tra le quali c'è certamente una soluzione ragionevole, utile a garantire governabilità piena, un limpido bipolarismo e chiarezza di scelta per gli elettori». Il primo aspetto, infatti, sembra escludere un accordo già precostituito all'interno della maggioranza tra Pd e Ncd per tagliare fuori Fi. Ma sul secondo punto, Fi non ha un modello preferito chiaro. Il sistema spagnolo (che, con le sue circoscrizioni piccole che eleggono pochi deputati, favorisce i grandi partiti) è il preferito di Denis Verdini, l'esperto di legge elettorale di Fi e incaricato dal Cavaliere di portare avanti la trattativa. Tuttavia, il modello spagnolo prevede le liste bloccate, già bocciate nel Porcellum dalla Corte costituzionale e che potrebbero essere escluse definitivamente una volta pubblicate le motivazioni della sentenza della Consulta.
Ma c'è parte di Fi che non sarebbe contraria a un ritorno al Mattarellum (75% collegi uninominali, 25% proporzionale), l'unico sistema che garantirebbe un rapido ritorno alle urne: questo modello ha già l'ok del M5S (il movimento lo «voterà, senza mutazioni genetiche», ha ribadito ieri Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera) e potrebbe piacere anche a parte del Pd (e l'ex premier confida proprio in Renzi per un voto anticipato). Per questo, nella sua nota di ieri, Berlusconi è tornato a chiedere un election day: «Rispetto alle scadenze elettorali che già sono in agenda (e cioè le elezioni europee e una consistente tornata amministrativa), la nostra posizione è chiara. Serve un election day per garantire una alta partecipazione e un notevole risparmio di spese per lo Stato». Senza considerare che i collegi uninominali consentirebbero al Cavaliere di trattare da una posizione di forza con il Nuovo centro destra di Alfano. Non è un caso che ieri il Mattinale, la nota politica dello staff di Fi alla Camera, ha lanciato un "invito" al vice premier: «Torna a casa, non farti umiliare ancora da chi si vergogna di averti come compagno».
Per voce di Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, Fi ha bocciato tuttavia altri punti dell'agenda Renzi: è «un'agenda di sinistra e parte dalle unioni civili». «Renzi torna a rompere con le sue "emergenze": legge elettorale, cambio della Bossi-Fini e unioni gay», ha rincarato la dose il segretario della Lega Matteo Salvini. Sul loro sito web, i deputati 5 stelle hanno definito Renzi «leader telecomandato, che continua a ripetere a pappagallo le storielle che gli suggeriscono i suoi ignoranti mentalisti». Mentre Roberto Fico, presidente grillino della Vigilanza Rai, ha parlato di «operazione mediatica e scintillio di luci per illudere». In serata è arrivato un sms ai deputati 5 stelle da parte nuovo capogruppo 5 stelle alla Camera, Federico D'Incà: «Non cedere alle provocazioni di Renzi sui media, le risposte verranno date dai capogruppo M5S nelle sedi opportune».
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