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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2014 alle ore 15:43.
L'ultima modifica è del 03 gennaio 2014 alle ore 16:18.

Sede Rai (Ansa)Sede Rai (Ansa)

Raccontare la trama di un libro di 60 anni con gli occhi di chi gran parte di quei capitoli li ha scritti di sua mano. Il signore che comanda la classifica delle conduzioni del Festival di Sanremo - ben 13 volte sul palco dell'Ariston - , risponde al telefono dalla sua casa romana. Pippo Baudo sa bene che oggi, a 60 anni dall'inizio delle trasmissioni della Rai, in molti lo chiameranno per catturare un'emozione o registrare un aneddoto. Lui non si nega. «Quel gennaio del 1954 - afferma - me lo ricordo dalla lettura dei giornali. In Sicilia la tv arrivò tre anni dopo. C'era grande entusiasmo e grandissima curiosità. Da allora per me è iniziato un amore, il più grande». Un sentimento che continua tuttora, anche di fronte a una televisione che - spiega - in tutti questi anni è cambiata, con la politica troppo spesso a dettare i tempi e a scegliere gli obiettivi.

Il 3 gennaio del '54 nasce la tv italiana. Che caratteristiche aveva agli esordi?
In quegli anni, agli inizi della sua storia, la televisione era una finestra aperta sul mondo. Gli italiani hanno cominciato a viaggiare stando a casa. Ci fu subito una corsa all'acquisto di un televisore.

Servivano 12 mensilità di un reddito medio annuo. Non poco...
Pur di avere un apparecchio le famiglie si indebitavano o rateizzavano la spesa. La televisione non si vedeva mai da soli. Era un'occasione di integrazione sociale, tra famigliari, vicini di casa, colleghi.

La tv degli albori ha insegnato anche a molti italiani a leggere e a scrivere
Penso ad esempio alla "tv degli agricoltori", nel '55, una delle prime trasmissioni itineranti con indicazioni e consigli sulla coltivazione della terra. Ma soprattutto penso alla trasmissione "Non è mai troppo tardi " - sottointeso: per imparare a leggere e a scrivere - cinque anni dopo, condotta dal maestro e pedagogo Alberto Manzi. Senza dimenticare il cappuccino padre Mariano da Torino, con i suoi programmi televisivi e radiofonici. La televisione era occasione di formazione e alfabetizzazione. Tutto era impostato con l'idea di costruire una grande cattedra. Era la prima tv verità, a mio avviso da medaglia d'oro.

Poi la tv è diventata anche business. Quando è stata la svolta?
Con Carosello la pubblicità si è trasformata in spettacolo. La trasmissione è entrata a far parte della vita di tutti i giorni. "I bambini a nanna dopo il Carosello", si diceva. E i bambini effettivamente andavano a letto al termine della puntata.

L'impossibile diventa possibile. Nel '69 l'uomo va sulla Luna. La tv filma tutto
Un'emozione incredibile. Ho assistito alla diretta di Tito Stagno in compagnia di Ernesto Calindri, indimenticabile attore di teatro. Lui era scettico. Pensava che fosse tutto un trucco. Fino ad allora, le immagini della storia venivano riportate da libri e giornali. Con la diretta dell'allunaggio tutto è diventato documentabile in tempo reale.

È la volta del quiz, di Mike Bongiorno...
Nella trasmissione "Lascia e raddoppia" una persona normale risponde su temi non facili. La domanda doveva essere difficile per aumentare il coinvolgimento emotivo degli spettatori, far crescere la suspance e creare i presupposti per un grande finale.

A un certo punta la musica entra nel tubo catodico. Lei ne sa qualcosa?
A introdurre il format è stata Canzonissima, ancor prima di Sanremo. La canzone ha il vantaggio di essere breve e di raggiungere tutti.

Fin qui la tv di allora. Come giudica quella di oggi?
La concorrenza, prima della tv commerciale poi della televisione digitale e a pagamento ha sminuzzato il prodotto. Non c'è una tv ma ci sono tante televisioni. Non c'è un pubblico ma ci sono tanti pubblici. Il tutto ha fatto saltare quel concetto di famiglia che ha caratterizzato questa forma di comunicazione fin dagli albori. Oggi servirebbe un programma capace di raccogliere le persone davanti allo schermo.

E l'ingerenza della politica?
C'è sempre stata. Una volta il partito comunista si occupava di tutto ciò che rientrava nella "cultura alta" e la Democrazia cristiana di tutti gli aspetti più "popolari". Oggi la politica ha invaso la tv. Il risultato è il proliferare di raccomandazioni e pressioni.

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