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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2014 alle ore 08:48.

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ROMA
Il vigneto italiano sempre più bene-rifugio. Nonostante la perdurante crisi economica, e in controtendenza rispetto al generale crollo dei valori del mercato immobiliare, le superfici vitate in Italia sembrano conservare il proprio peso patrimoniale. E' quanto emerge da un'analisi effettuata da Assoenologi, l'associazione degli enologi ed enotecnici italiani (con oltre 4mila iscritti e sezioni dislocate in ogni regione d'Italia), secondo la quale nel confronto con i listini dei terreni registrati nel 2009 (agli albori quindi della crisi economica), i vigneti italiani conservano in pieno il proprio valore.
Certo, anche fra i filari la crisi si è fatta sentire e non mancano regioni nelle quali il fixing delle superfici vitate ha subito una battuta d'arresto ma questo non è avvenuto nelle aree maggiormente vocate in linea con il buon andamento di mercato delle bottiglie prodotte. «Spesso nel settore del vino si ripete che non basta avere una Doc per vendere e probabilmente è vero – spiega il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli -. Tuttavia, un'etichetta Doc di certo riveste un ruolo sul piano strutturale visto che i valori dei vigneti Doc in produzione sono più elevati rispetto alla media e, soprattutto, le loro quotazioni difficilmente conoscono crisi».
Dall'indagine Assoenologi emerge così che un ettaro nella Valpolicella (Verona), la zona di produzione dell'Amarone, è quotato 530/550mila euro, valore in linea, se non in leggero incremento (+5%) rispetto a cinque anni fa. Analogamente avviene per un altro terroir di grande blasone enologico come Montalcino (Siena) dove un vigneto passa di mano con un investimento compreso fra i 4 e i 500mila euro a ettaro.
Valori non molto distanti da quelli di un altro prodotto che negli ultimi anni ha registrato una costante crescita di mercato: il Prosecco. Nel perimetro del Prosecco Docg, quello di Conegliano Valdobbiadene, un ettaro costa fra i 3 e i 400mila euro che scendono a 200mila nel trevigiano, nell'area «allargata» Prosecco Doc. Per entrambi si stimano incrementi variabili fra il 5 e il 10 per cento.
Ma non sono solo le super-etichette a registrare risultati positivi e anche in fasce di prezzo più basse le Doc affermate mostrano segnali di tenuta. Ad esempio ad Asti, in Piemonte, un ettaro di vigneto vale, in linea con cinque anni fa, fra i 70 e gli 80mila euro. In Lombardia, nella zona dell'Oltrepo pavese occorrono fra i 35 e i 45mila euro, mentre in Romagna, nella culla della Doc Sangiovese, un ettaro vale circa 40mila euro e registra una crescita di circa il 14% rispetto al 2009.
La sostanziale tenuta dei prezzi dei vigneti Doc si conferma anche spostandosi più a Sud come ad esempio in Puglia dove un ettaro nella denominazione Castel del Monte vale, come 5 anni fa, 30mila euro. Meglio ancora va invece in Sardegna dove nella Docg del Vermentino di Gallura occorrono 80mila euro (in crescita del 3% rispetto al 2009). Male invece le superfici senza denominazione come ad esempio nel trapanese in Sicilia dove per 10mila metri quadri di vigneto occorrono 30mila euro contro i 50mila di cinque anni fa.
«Attenzione però anche fra le Doc bisogna differenziare – aggiunge Martelli -: ad esempio in Piemonte, a Barbaresco (Cuneo) i costi sono di 230mila euro a ettaro, in calo del 30% rispetto al 2009. Allo stesso modo nel Barolo occorrono 350mila euro contro i 450mila del 2009. Ma in questi casi la flessione è dovuta più a un ridimensionamento rispetto alle supervalutazioni degli scorsi anni».
E poi ci sono i cru, ovvero quei fazzoletti di terra in aree di grande pregio per i quali si raggiungono quotazioni da capogiro. «E' il caso ad esempio di Cannubi, la sottozona dello stesso Barolo dove per acquistare un ettaro occorrono oltre 700mila euro, oppure ancora in Trentino Alto Adige con quotazioni che oscillano fra i 600mila e il milione di euro. Ma si tratta di casi limite dove i prezzi monstre sono dovuti più che alla quantità di potenziali acquirenti al fatto che nessuno dei proprietari se ne voglia privare, convinto che il proprio vigneto conserverà il proprio elevato valore».
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