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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2014 alle ore 08:50.

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Alessandro Graziani Un patto di sindacato più snello, che scende al 30% del capitale. E la revisione della governance, con un board che si dimezzerà a 13 componenti. Nel 2014 Mediobanca completerà la transizione, avviata dopo la scomparsa prima di Enrico Cuccia e poi di Vincenzo Maranghi, con un cambio di passo che riguarda anche e soprattutto le strategie. Il vecchio «centauro» metà banca e metà holding di partecipazioni si sta trasformando in una moderna banca d'affari. Lontana dai patti di sindacato e attenta a utilizzare il capitale per l'attività caratteristica, nel retail e nel corporate banking. La dismissione delle quote storiche (per un valore che supera i due miliardi) è già a buon punto e presto ci saranno nuove dismissioni. Con la sola eccezione della partecipazione nelle Generali, di cui sarà mantenuto il 10% cedendo il 3% dall'attuale 13%, tutte le altre quote saranno progressivamente dismesse. Non è un abbandono dell'attività di merchant banking, riproponibile magari in forme nuove, ma è certamente l'addio alla logica di detenere quote azionarie – talvolta più per motivi di potere che di business – con orizzonti temporali anche di trenta anni. Superata la lunga crisi finanziaria iniziata nel 2008 senza fare ricorso ad aumenti di capitale (unica tra le banche italiane), Mediobanca deve comunque ora fare i conti con le nuove regole di Basilea 3 che prevedono un diverso «assorbimento» di capitale per le partecipazioni. Il focus sarà dunque sempre più sull'attività bancaria e anche per questo l'amministratore delegato Alberto Nagel ha riorganizzato il gruppo rafforzando il management team. Accanto al direttore generale Saverio Vinci, l'attività bancaria retail (che comprende Compass e Che Banca, quest'ultima al debutto anche nel risparmio gestito) è stata affidata a Gianluca Sichel, il large corporate a Stefano Marsaglia, il mid corporate alla supervisione di Giuseppe Castagna. Un'apertura manageriale all'esterno che va oltre la tradizione dei «nati e cresciuti» in Piazzetta Cuccia.
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