Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2014 alle ore 08:58.

My24

Il gruppo cinese State Grid of China è interessato a quote delle reti del gas (Snam) ed elettrica (Terna) che dovrebbero essere cedute con il piano di privatizzazioni del governo. A un mese e mezzo dall'annuncio fatto dal premier Enrico Letta, non sono ancora definiti dettagli e scadenze del programma e gli incassi sono incerti.

Il premier aveva parlato di incassi dalle dismissioni «tra i 10 e i 12 miliardi» di euro quest'anno. Solo la metà di questo importo peraltro verrebbe destinata al contenimento del debito pubblico, che ha raggiunto i 2.085 miliardi a fine ottobre 2013. L'altra metà dei proventi, secondo Letta, servirebbe a rafforzare il capitale della Cassa depositi e prestiti (Cdp), la società pubblica controllata dal ministero dell'Economia con l'80,1% utilizzata negli ultimi anni come veicolo per trasferire pacchetti azionari detenuti dal ministero dell'Economia, con effetti puramente contabili sul bilancio dello Stato.

Adesso però le stime di incasso annunciate da Letta sono considerate da molti ottimistiche. Nell'attuazione del piano sono emerse difficoltà, in particolare, come già riferito dal Sole 24 Ore, nel far decollare e completare in meno di 12 mesi il piano di riacquisto di azioni proprie dell'Eni per il 10% del capitale. L'operazione buy back, partita solo ieri, secondo Letta dovrebbe essere propedeutica alla cessione della quota posseduta direttamente dal Tesoro nell'Eni (il 4,3%, con un valore in Borsa di 2,73 miliardi), per evitare che la partecipazione pubblica complessiva scenda sotto il 30% (la Cdp possiede il 26,7%) esponendo il gruppo energetico al rischio di scalate. La soglia del 30% consente di controllare una società quotata con un impegno di capitale relativamente basso, perché chi volesse andare oltre il 30% dovrebbe lanciare un'offerta pubblica d'acquisto allo stesso prezzo sull'intero capitale (il 100% dell'Eni in Borsa vale 63,5 miliardi).

Un precedente buy back dell'Eni sul 10% del capitale è stato fatto in nove anni, quello appena scattato secondo fonti finanziarie potrebbe durare almeno 5 anni. Quindi se Letta vuole portare a casa nel 2014 i 2,7 e più miliardi stimati dalla vendita del 4,3% dell'Eni deve cambiare strada: un'ipotesi sarebbe lasciar scendere la quota pubblica al 25%, ma una decisione non è stata presa.

Il primo progetto allo studio è la cessione di una quota delle grandi reti di trasporto del gas (Snam) ed elettricità (Terna). Lo Stato ha circa il 30% di entrambe le società, queste azioni sono nel forziere Cdp. Il pacchetto Snam è dentro una nuova controllata di Cdp, la Cdp Reti, nella quale è previsto confluisca anche il 29,9% di Terna e il controllo del gasdotto Tag, anche questo posseduto dalla Cdp "madre". Il piano prevede quindi che venga venduto a un soggetto il 49% della Cdp Reti, che è una scatola cinese, contiene solo azioni di altre società e non darebbe ai futuri soci poteri di gestione, in quanto il 51% della società resterebbe allo Stato. Questo aspetto potrebbe rendere meno appetibile questa dismissione. Gli interessati a Snam e Terna sono soprattutto fondi infrastrutturali e sovrani, si è parlato di Qatar Holding e del canadese Borealis.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi