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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2014 alle ore 08:18.

Arrivano in Italia senza nulla da perdere. Dietro lasciano il mare. In tasca hanno il senso del rischio e la voglia di farcela. Rischiano il tutto e per tutto pur di affermarsi. E, qualche volta, ce la fanno. Dimenticate i lavavetri e i barconi pieni di clandestini. Sono extracomunitari sì, ma di mestiere fanno gli imprenditori. E sono illuminati. Negli ultimi anni, mentre le aziende italiane chiudono e i nostri giovani scappano in Silicon Valley, loro aprono imprese. Sono 379.584 gli imprenditori stranieri che lavorano in Italia: +16,5% tra il 2009 e il 2012, +4,4% solo nell'ultimo anno (fonte Censis).
Qui, nel nostro Paese, trovano l'America. Muovono denaro, pagano le tasse, assumono (3 milioni di italiani lavorano per loro, fonte Unioncamere). Sono i nuovi italiani. Rappresentano l'11,2% del Pil del nostro Paese, per 200 miliardi di euro. Versano alle casse dell'Inps qualcosa come 10 miliardi di euro l'anno. Perché ce la fanno? «Hanno entusiasmo e voglia di riuscire. Il peggio l'hanno lasciato alle spalle. Per loro il rapporto costo-opportunità è basso. Non partono sconfitti. Combattono.
Non hanno capacità strategiche particolari, ma sanno individuare opportunità che noi non vediamo più» spiega Massimo Canovi, Vice Presidente per il Sud Europa di MoneyGram International, un gruppo di 320mila agenzie per inviare e ricevere denaro in tutto il mondo. Qualche anno fa, Canovi si è inventato il MoneyGram Award, il primo premio per gli imprenditori immigrati in Italia. E ha raccolto storie bellissime.
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