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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2014 alle ore 11:56.

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Basta un chi e un punto di domanda. E il confine tra una semplice battuta ai cronisti e una "moda" da copiare diviene sottile. Soprattutto in politica. Nella conferenza stampa al termine della segreteria del partito a Firenze, alla richiesta di commentare le critiche rivolte nei suoi confronti dal viceministro dell'Economia Stefano Fassina per come il sindaco di Firenze gestisce i democratici, Matteo Renzi ricorre all'ironia e chiede alla platea: «Fassina chi?». Pochi minuti dopo Fassina si dimette.

Dalla maggioranza all'opposizione la battuta a effetto non passa inosservata. Il pentastellato Alessandro Di Battista confida sul suo profilo Facebook di essere stato avvicinato, nell'ultimo mese, da alcuni deputati di Forza Italia, che gli avrebbero confidato il desiderio di Silvio Berlusconi di incontrarlo. Gli azzurri smentiscono. La coordinatrice della Calabria, Jole Santelli, scrive sul social network: «Chiediamo a Berlusconi: presidente, ma lei vuole incontrare Di Battista?». La replica del Cavaliere sarebbe stata ancora quella: «Di Battista chi?». Allora il deputato grillino corre ai ripari e pubblica, ancora sulla sua bacheca, l'sms che - stando alla sua ricostruzione - si sarebbe scambiato con un esponente di Forza Italia di cui, però, non fa il nome («per una questione di correttezza», spiega Di Battista). Nel messaggino il "contatto" azzurro gli avrebbe scritto: «Ale, sono a cena da Berlusconi e parliamo di te... Bene». Vicenda chiusa. Fino al prossimo chi con punto di domanda.

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