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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2014 alle ore 19:35.

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NEW YORK – Chris Christie si è scusato e si è difeso. Il governatore repubblicano del New Jersey, grande speranza del partito per riconquistare la Casa Bianca nel 2106, ha cercato di sopravvivere al più grave scandalo di una carriera politica finora parsa destinata a una insesorabile ascesa e che ora rischia invece di precipitare. Si è scusato, profusamente, perchè suoi strettissimi collaboratori sono finiti al centro di inchieste statali e federali su una meschina quanto drammatica vendetta politica: hanno paralizzato il traffico nella piccola cittadina di Fort Lee ordinando – un comando messo nero su bianco nei messaggi di posta elettronica oggi agli atti - la chiusura di intere corsie stradali bloccando persino ambulanze e autobus scolastici.

Alle scuse Christie ha accompagnato la difesa, altrettanto profuse, delle sue ambizioni nazionali e presidenziali: ha assicurato che non ne sapeva nulla, di essere stato a sua volta ingannato da chi aveva la sua fiducia, e che «l'incidente rappresenta un'eccezione, non la regola» del suo governo. E ha detto che andrà fino in fondo: «Parlerò con tutti i miei collaboratori per scoprire la completa verità». Per mesi Christie aveva reagito alle polemiche sugli insoliti disagi sostenendo che si trattava semplicemente di legittimi studi del traffico condotti delle autorità.

Non sarà facile però circoscrivere lo scandalo: ieri la procura federale dello stato del New Jersey, sotto la guida di Paul Fishman, ha fatto sapere di voler aprire un'indagine, che si affiancherà a quelle del Parlamento locale. E la fama di "bullo" - dietro la facciata affabile e franca che lo aveva visto abbracciare Barack Obama all'indomani dei soccorsi per l'uragano Sandy - perseguita da tempo Christie, sussurrata sia da sostenitori che da avversari.

La colpa del sindaco di Fort Lee, Mark Sokolich, vittima di quella che da molti commentatori è stata qualificata come una squallida e maldestra ritorsione di stampo mafioso? Non aver appoggiato Christie durante la sua campagna per la rielezione a governatore. Una campagna vinta ma che era considerata cruciale anzitutto per la sua immagine bipartisan: il governatore aveva chiesto il sostegno di quanti più esponenti locali democratici possibili, come trampolino di lancio una futura candidatura nazionale all'insegna della moderazione e della capacità di raccogliere consensi a destra e a sinistra. Abbastanza, insomma, da sollevare il sospetto che il comportamento dei suoi collaboratori nel caso di Fort Lee non sia stato un caso isolato. Alcuni sostengono che suoi rappresentanti abbiano ricattato altri politici e punito critici usando maniere forti: il sindaco di Jersey City, a sua volta un democratico che non lo aveva appoggiato, ha visto una pioggia di cancellazioni di incontri tra funzionari cittadini e statali nel giro di poche ore dalla sua decisione anti-Christie.

«Sono imbarazzato e umiliato», ha detto il govenratore comparendo davanti alle telecamere per la prima volta dalla pubblicazione dei documenti sullo scandalo. E non ha lesinato aggettivi quale «stupido», riferiti in particolare al suo vicecapo di staff, Bridget Anne Kelly, che ieri ha licenziato con effetto immediato. Proprio Kelly è il nesso del giro di e-mail incriminanti ottenuto e pubblicato dalla stampa americana, che aveva cominciato a riportare i primi sospetti sulla vicenda dallo scorso autunno quando la paralisi del traffico era avvenuta. «È ora di causare qualche problema di traffico a Fort Lee», aveva scritto a un amico di Christie e alto funzionario della Port Authority di New York e del New Jersey, David Wildstein, che gestisce i collegamenti tra i due stati, compreso il George Washington Bridge. Il ponte, cioè, che a cavallo dell'11 settembre ha visto due corsie su tre di collegamento con Fort Lee chiuse senza alcun preavviso causando una caos assoluto durato almeno cinque giorni.

Tutti i messaggi tra i protagonisti sono espliciti e non lasciano spazio a dubbi: «Quel piccolo serbo avrà un mese difficile», aveva scritto il funzionario della Port Authority riferendosi al sindaco della cittadina, che è in realtà di lontane origini croate. Ancora: «Mi spiace per i bambini» si legge su un messaggio al quale la risposta è una battuta sarcastica: «Sono figli di elettori» democratici. Ieri Christie ha chiesto di incontrare il sindaco di Fort Lee per presentare di persona le sue scuse alla cittadina. Bisogna vedere se basteranno, ai cittadini del New Jersey come agli elettori repubblicani e democratici del paese.

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