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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2014 alle ore 06:48.

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ROMA
«Un'attività di mero lobbying» per la gestione dei rifiuti nel Lazio, indirizzata sugli interessi economici dell'imprenditore Manlio Cerroni e agevolata da una cerchia di politici e dirigenti della Regione Lazio. Indagato anche l'ex presidente Piero Marrazzo. È il contenuto della maxi-inchiesta del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e dei sostituti Alberto Galanti e Maria Cristina Palaia, che ieri hanno ottenuto dal gip Massimo Battistini l'arresto di sette persone, tutte ai domiciliari, tra cui Cerroni, il suo «stretto collaboratore» ed ex presidente della Regione Lazio, Bruno Landi, e i dirigenti Luca Fegatelli e Raniero De Filippis. Indagati a piede libero Giovanni Hermanin (ex Pd), Romano Giovannetti, capo segreteria dell'ex assessore alle Attività produttive Pietro di Paolantonio, Giovanna Bargagna, responsabile della direzione generale Ambiente, e Mario Marotta, titolare della direzione generale Attività produttive e rifiuti. A vario titolo e secondo le singole posizioni sono ipotizzati i reati di associazione per delinquere, attività organizzate per il traffico di rifiuti, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, frode nelle pubbliche forniture, truffa, abuso d'ufficio, falsità ideologica e materiale e violazione penale del Testo unico sull'edilizia. Sequestrati anche 18,9 milioni di euro alle società E.Giovi e Pontina Ambiente, entrambe riconducibili a Cerroni, patron della discarica della Capitale, Malagrotta, la più grande d'Europa, chiusa lo scorso ottobre.
L'indagine, condotta dai carabinieri per la Tutela dell'ambiente, ha fatto emergere un vero e proprio sistema illecito nella gestione dei rifiuti nel Lazio, nelle mani di Cerroni, soprannominato «il Supremo». «È quasi superfluo – scrive il gip – definire i fatti», che sarebbero «di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività». È Cerroni il vero dominus, «esercita un rilevantissimo potere di controllo in seno alla Pubblica amministrazione». Attraverso i collegamenti con gli ormai scomparsi Mario Di Carlo, ex assessore regionale con Marrazzo, e Arcangelo Spagnoli, responsabile unico, riesce ad avere un occhio di riguardo per l'impianto raccolta rifiuti e il termovalorizzatore di Albano Laziale, per la realizzazione di un invaso destinato alla discarica di Monti dell'Ortaccio e per la gestione, in monopolio, dei rifiuti dei comuni di Anzio e Nettuno.
Il coinvolgimento di Marrazzo riguarda il termovalorizzatore di Albano Laziale, in particolare un'ordinanza che nel 2008 avrebbe consentito a Cerroni di beneficiare dei finanziamenti Cip6 e avviare il progetto anche se la programmazione regionale non lo prevedeva in quella zona. «L'ordinanza presidenziale è stata partorita praticamente sotto dettatura da parte dei destinatari del provvedimento», scrive il gip. Inoltre, aggiungono gli investigatori, «la circostanza più incredibile è che Marrazzo firma l'ordinanza come se fosse ancora il Commissario delegato, laddove il suo incaricato era cessato il 30 giugno 2006». Il dato più grave, per la Procura, è che «l'ex presidente non poteva non essere a conoscenza del fatto che i suoi poteri erano cessati da mesi».
Una zona grigia, inoltre, è estesa anche sul ruolo del prefetto Goffredo Sottile, nominato al posto del collega Giuseppe Pecoraro commissario delegato per il superamento dell'emergenza ambientale dichiarata il 22 luglio 2011 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sottile, sulla base degli atti, non risulta indagato, ma sotto inchiesta c'è l'autorizzazione ambientale integrata che il prefetto rilascia il 27 dicembre 2012 per trasferire la discarica da Malagrotta a Monti dell'Ortaccio, sempre di Cerroni. «I contenuti di quest'atto – scrive il gip nell'ordinanza – sono ora al vaglio di questa Autorità giudiziaria». Il prefetto Pecoraro, dopo una ricognizione dei vari siti per superare l'emergenza Malagrotta, optò per Corcolle, distante 2.700 metri da Villa Adriana. Su Monti dell'Ortaccio si espose invece a favore l'allora ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che dall'inchiesta risulta essere in contatto con gli indagati. La discarica di Roma diventò un affare di Governo e Pecoraro fu costretto a dimettersi da commissario ai rifiuti. Riceverà dall'allora premier Monti una lettera di ringraziamento per «l'alto e scrupoloso impegno istituzionale». E oggi emerge che l'impegno del prefetto di Roma, come scrive il gip, era finalizzato a «scardinare il monopolio esistente in tema di gestione dei rifiuti» riferendosi proprio a Cerroni.
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18,9 milioni Sotto sequestro Valore di beni e proprietà sequestrati a due società riconducibili a Cerroni
240 ettari Le dimensioni di Malagrotta Per 30 anni sono state scaricate 4.500 tonnellate di rifiuti al giorno

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