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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2014 alle ore 15:40.
L'ultima modifica è del 12 gennaio 2014 alle ore 16:03.

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Da S Mons. Gualtiero Bassetti e il Cardinale Angelo Bagnasco alla sede della CEI a Roma (ANSA)Da S Mons. Gualtiero Bassetti e il Cardinale Angelo Bagnasco alla sede della CEI a Roma (ANSA)

Un ulteriore segnale al mondo che saranno le "periferie" i luoghi di maggior impegno della Chiesa, e soprattutto all'Italia, dove le cose ai piani alti delle gerarchie sono destinate a cambiare rapidamente. Al suo primo appuntamento con la nomina (che in diritto canonico si chiama "creazione") di nuovi cardinali papa Francesco conferma la sua linea pastorale e di governo adottata in questi dieci mesi di pontificato. In pratica due sono stati i criteri-guida: l'abolizione degli automatismi e la scelta di puntare sul "sud" del mondo.

Su quest'ultimo punto il segnale è netto: la maggioranza delle nuove porpore, nove su sedici, proviene da Africa, Asia e America latina, tra cui l'ingresso nel Sacro Collegio di un haitiano. In Curia le promozioni sono quelle minime indispensabili, e lo stesso vale per l'Europa, dove spicca quella dell'inglese Vincent Nicols (Londra), oltre all'unico "residenziale" italiano, Gualtiero Bassetti (Perugia).

Già, perché è l'Italia forse l'elemento di maggiore novità che spicca da questa decisione di Bergoglio. Infatti il Papa non ha elevato alla porpora gli arcivescovi di Torino, Cesare Nosiglia, e soprattutto il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia: due presuli che occupano da tempo la guida di diocesi che da sempre sono sedi cardinalizie. Lo sono state, ma senza una codificazione formale: ogni decisione da sempre è di totale competenza del Papa, che può cambiare le consuetudini oltre che le leggi, come è avvenuto oggi. E lo stesso vale per Perugia, che non vedeva un cardinale da lontano 1853, quando fu promosso nientemeno che Gioacchino Pecci, divenuto poi in seguito papa Leone XIII, l'autore della Rerum Novarum.

Insomma, il cosiddetto "diritto di porpora" che era dato per codificato dopo i Patti Lateranensi del 1929 per ben otto sedi italiane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo), oltre al Vicario di Roma, sembra essere decaduto. L'altro aspetto riguarda proprio Bassetti, presule toscano di Marradi molto stimato dal Papa ma anche da molti dei suoi confratelli vescovi, che anni fa avevano caldeggiato per la sua nomina a Firenze, facendo seguire il percorso seguito dal suo predecessore Ennio Antonelli. Ma c'è di più.

La Cei entro maggio dovrà rivedere gli statuti ed è in vista la riforma che preveda l'elezione del presidente da parte dell'assemblea al posto della nomina diretta papale (cosa che vale anche per il segretario generale): a questo punto la "candidatura" di Bassetti – che ricopre la carica di vice presidente della Conferenza per il centro Italia ed è a Perugia dal 1998 dopo essere stato vicario generale a Firenze e poi vescovo di Massa Marittima e successivamente Arezzo – appare in forte crescita. Specie dopo la sua recente nomina da parte del Papa a membro della potente Congregazione dei Vescovi, dalla quale è invece stato tolto il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che era succeduto nell'incarico al suo predecessore Camillo Ruini.

In Curia i quattro nomi sono di primo piano: oltre al "primo ministro" Pietro Parolin entrano Beniamino Stella e Lorenzo Baldisseri, due diplomatici di lungo corso in sintonia con il Papa, specie il secondo (anche lui toscano) che è stato segretario del Conclave e al quale l'appena eletto Francesco pose sulla testa la sua zucchetta porpora utilizzata fino a quel momento.

Ma c'è di più: come capo del Sinodo Baldisseri avrà la regia del grande processo avviato sul tema della famiglia (se ne parlerà nel Concistoro del 20-21 febbraio), sul quale c'è stato un confronto con l'altro neo cardinale curiale Muller, capo della dottrina della Fede, che in un'intervista aveva detto che nulla sarebbe cambiato per i divorziati risposati, oggi esclusi dai sacramenti. Tema su cui invece Baldisseri, in un'intervista a Vatican Insider, successivamente ha lasciato una porta aperta (e questa a quanto risulta è la posizione del Papa). Non viene creato cardinale il Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, il francese Jean Louis Bruguès, così come diversi capi di Pontici Consigli, tutte cariche che fino al pontificato precedente era di solito il viatico all'ingresso nel Sacro Collegio.

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