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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2014 alle ore 14:15.

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Ariel Sharon (LaPresse)Ariel Sharon (LaPresse)

Se Sharon non fosse entrato in politica, il mondo lo ricorderebbe come comandante e tattico militare. Fu straordinario in entrambi i ruoli perché i suoi metodi si discostavano dalle consuete prassi militari. Pensate alla guerra dello Yom Kippur. Il 16 ottobre 1973 trasformò la sconfitta in vittoria portando le sue truppe oltre il canale attraverso un piccolo varco individuato nel fronte egiziano.

Gli israeliani si sparpagliarono alle spalle degli egiziani, superando le batterie antiaeree e bloccando le vie di rifornimento e di rinforzi. Nel giro di sei giorni il presidente egiziano Sadat fu costretto a chiedere il cessate il fuoco. L'alto comando egiziano era convinto che la traversata di Sharon fosse solo un blitz notturno da parte di forze leggere… Anziché far fare marcia indietro alle unità nel canale per mettere in fuga gli israeliani, i comandanti egiziani pensarono che le loro forze sarebbero state in grado di catturarli tutti, chiudendo il varco di 3 km che Sharon aveva usato. I superiori di Sharon la pensavano come i loro omologhi egiziani. Ordinarono a Sharon di non mandare altre forze nel canale e di allargare il varco sul fronte israeliano. Sharon non ubbidì adducendo difficoltà di comunicazione e inviò più uomini che poteva nel canale. Aveva calcolato che se avesse attaccato gli egiziani alle spalle, distrutto le batterie missilistiche che arrestavano la forza aerea israeliana, bloccato rinforzi e rifornimenti, e gettato l'intero fronte nel caos, avrebbe fatto collassare l'esercito egiziano. E fu così che andò.

Nel 1953, all'età di 25 anni e già veterano ferito nella Guerra di Indipendenza del 1947-1949, Sharon fu richiamato per creare la prima unità di forze speciali israeliane. Per sorvegliare le lunghe frontiere israeliane ci sarebbe voluta una forza militare venti volte superiore a quella dell'epoca. Così Israele decise di sferrare degli attacchi agli avamposti militari egiziani e giordani e ai villaggi che ospitavano i predoni. Sharon ebbe carta bianca per l'addestramento delle sue truppe. Anziché battere sulla disciplina, lasciava che i suoi uomini si vestissero come volevano, che non salutassero nessuno e che non facessero esercitazioni. In compenso erano soldati in grado di effettuare devastanti raid notturni.
Tre anni dopo, Sharon comandava una brigata nella Campagna del Sinai del 1956 in cui condusse una rapida avanzata nel deserto per ricongiungersi con un battaglione di paracadutisti sganciato in territorio egiziano. Lì avrebbe dovuto fermarsi, ma non lo fece e ingaggiò una battaglia per conquistare il valico. I superiori volevano radiarlo, ma le autorità lo promossero al comando di una divisione. E fu così che preparò e prese parte alla battaglia di Umm Qatef, nella guerra del giugno 1967. La battaglia durò una notte, ma fu unica nella sua complessità. Sharon fece arrampicare i suoi uomini sulle dune per penetrare le linee di trincea da uno dei due lati e attaccarle sulla lunghezza, una semplice manovra dalla quale gli egiziani avrebbero potuto difendersi se non fossero stati bloccati da uno sbarramento di artiglieria e dal fuoco dei carri israeliani. L'artiglieria egiziana era superiore e avrebbe potuto neutralizzare i carri ma i parà lanciati dagli elicotteri colsero di sorpresa le truppe di artiglieri egiziani. I carri egiziani che avrebbero potuto contrattaccare dovettero affrontare un battaglione di carri israeliani spuntato dietro le linee di trincea dopo aver superato dune di sabbia apparentemente invalicabili. Poi i carri israeliani le attraversarono per entrare nel complesso fortificato e diedero il colpo di grazia alla resistenza egiziana. Ancora una volta Sharon aveva infranto le regole basilari della guerra e aveva riportato una vittoria schiacciante. Ma era troppo anticonvenzionale persino per un esercito anticonvenzionale come l'israeliano. Quando la sua nomina a capo di stato maggiore fu bloccata e si ritirò, un generale di buon senso avvertì i colleghi che sarebbe diventato ministro della Difesa, e che se avesse perso quel mandato, come accadde dopo la guerra del Libano del 1982, sarebbe diventato premier.
(Traduzione di Francesca Novajra)
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