Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2014 alle ore 08:43.

My24

La vicenda Stamina continua ad essere oggetto di cronaca e dibattito, approfonditamente esaminata anche sulle pagine del Sole attraverso gli interventi recenti, ad esempio, di Gilberto Corbellini, Elena Cattaneo e Michele De Luca. Si tratta di una vicenda come altre, che periodicamente si verificano anche al di fuori del nostro Paese: una di quelle proposte di terapie più improbabili, al di fuori della pratica e della ricerca biomedica, che sempre prendono le mosse dal bisogno di speranza dei pazienti e dalla loro sofferenza, che certo meritano il massimo rispetto.
Ricordo a puro titolo di esempio il cosiddetto "siero Bonifacio", cura del cancro e di tutti i tipi di tumore, proposto da un veterinario di Agropoli, divenuto popolare negli anni '70 e '80. E, come questo, molti altri casi in tutto il mondo. Mai, tuttavia, si era pensato che terapie come questa potessero essere oggetto di interventi giudiziari che ne imponessero l'uso, di decisioni parlamentari che assegnassero fondi alla sperimentazione, di attività di ricerca preclinica e clinica. Con il caso Di Bella e con il caso Stamina, fra loro piuttosto simili per alcune caratteristiche, abbiamo invece assistito ad un cambiamento radicale, con un conseguente grave danno non solo per i pazienti, ma anche per l'immagine internazionale del nostro Paese.
Una riflessione sui meccanismi alla base di quanto è accaduto potrà - spero - forse aiutarci ad evitare che simili vicende si ripetano, a tutela dei pazienti e delle loro famiglie.
Quanto è accaduto è in parte figlio dello scarso investimento in cultura scientifica del nostro Paese: se io, che ho dedicato la mia vita alla ricerca e alla scienza, dichiarassi ai media di essere un calciatore migliore di Pirlo o Messi, non avrei nessun credito. Mutatis mutandis, una dichiarazione simile, senza fondamento di verità, è stata effettuata nei casi Stamina e Di Bella, ma è stata presa per vera.
Ma in questa vicenda ci sono anche pesanti responsabilità scientifiche, giudiziarie, e perfino politiche. Non dimentichiamo, infatti, che la prima base morale della sperimentazione clinica di un nuovo metodo diagnostico e terapeutico nell'uomo è che vi sia una base scientifica solida e trasparente, fornita da medici e ricercatori qualificati, che procedano secondo regole chiare e trasparenti di verifica dei risultati, nel rispetto e a salvaguardia dei pazienti. Nulla di tutto questo si è verificato nel caso Stamina e Di Bella, e mi chiedo come un Comitato Etico abbia potuto o possa avallare sperimentazioni di questo tipo.
Non solo: nessun Tribunale ha mai stabilito il diritto di un paziente di essere trattato con il siero Bonifacio o altra terapia dello stesso tipo. Oggi è invece accaduto, e le decisioni di numerosi tribunali, anche a dispetto del parere della comunità scientifica, lasciano a dir poco perplessi.
Ancora, nessun politico si era mai speso a sostegno di queste presunte terapie miracolose, mentre nel caso Di Bella e Stamina si è addirittura arrivati allo stanziamento di denaro pubblico per la sperimentazione.
Perfino la comunità dei medici e ricercatori - di cui io stesso faccio parte - non è priva di responsabilità. Si è accettato, ad esempio, di portare in clinica il cosiddetto "metodo Di Bella", pur palesemente contraddicendo il principio etico fondamentale della sperimentazione clinica, oltre che sperperando denaro pubblico. E di nuovo per la sperimentazione del cosiddetto metodo Stamina si è arrivati all'approvazione - cui personalmente (a differenza di altri) ero contrario - da parte del Parlamento dello stanziamento di denaro pubblico,, nonostante fosse prevedibile uno stop a livello di Commissione Scientifica.
Ancora, la posizione ambigua espressa da Camillo Ricordi è a mio parere motivo di grave turbamento: sono profondamente convinto che medici e ricercatori debbano dire no, senza se e senza ma, a sperimentazioni precliniche e cliniche che non obbediscano ai "requisiti di base", ovvero razionale, trasparenza, competenza scientifica e rispetto delle regole proprie della sperimentazione rigorosa al servizio e nel rispetto dei pazienti.
In conclusione, per affrontare il periodico ricorrere di cure miracolose o presunte tali, credo sia fondamentale che mondo medico-scientifico, politico e giudiziario ritrovino una condivisione dei principi fondamentali su cui deve basarsi una sperimentazione clinica per essere autorizzata, per il bene dei pazienti che è la sola bussola che deve orientare tutti noi. Una condizione tanto più importante in una fase in cui le terapie cellulari, ad esempio basate sulle cellule del sistema immunitario, da una parte offrono grandi e -, queste sì, solide - speranze, ma dall'altra parte si prestano a facili speculazioni, offerte miracolistiche e viaggi della speranza. Una condivisione di principi e intenti, quindi, nell'interesse e a salvaguardia dei pazienti, cui non possiamo offrire facili illusioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi