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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2014 alle ore 13:14.

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C'è chi lo paragona ad Alex Del Piero per la capacità di pensare rapido e di muovere le gambe e il pallone con il talento che appartiene ai campioni. C'è chi invece vede già in lui il nuovo Paolo Rossi, "Pablito" per il il ct della Nazionale campione del mondo nel 1982, perché le analogie potrebbero essere tante, anche e soprattutto in chiave azzurra. Domenico Berardi da Bocchigliero (Cosenza), un concentrato di qualità e di promesse da far girare la testa agli addetti ai lavori di tutte le latitudini, è a 19 anni, 5 mesi e 12 giorni il calciatore-copertina dell'ultimo turno della Serie A.

Per chi non avesse seguito Sassuolo-Milan di ieri sera: è tutto vero, il ragazzino terribile in maglia neroverde ha centrato l'obiettivo quattro-volte-quattro, regalando al club del presidente Squinzi (dna rossonero, ma cuore sassolese) una vittoria strepitosa su un Diavolo sempre più diavoletto. Ora Berardi è a quota 11 reti in campionato. Come Carlos Tevez, il fuoriclasse argentino che la prossima stagione potrebbe diventare il suo nuovo compagno di spogliatoio.

Tra Silvio Piola e Giuseppe Meazza, grande tra i grandissimi. Segnare quattro gol in una partita della Serie A non è cosa da tutti e ancora più difficile, quasi come vincere al Superenalotto forse più, è raggiungere il traguardo al cospetto di una corazzata come il Milan, che finora non aveva mai subìto un simile affronto. Se poi il prodigio, perché di prodigio si tratta, si compie a 19 anni alla prima stagione nel campionato dei fenomeni, beh, non resta che mollare tutto e improvvisare un giro di campo con la foto della nuova stellina del calcio italiano. Meglio di Berardi ha fatto nella storia del pallone tricolore soltanto un certo Silvio Piola, re dei centravanti del Bel Paese e campione del mondo nel 1938. Per lui, la quadripletta arrivò a 18 anni, un mese e 24 giorni. Storia del 22 novembre 1931. Con la casacca della Pro Vercelli, il pendolino di Robbio stese l'Alessandria in trasferta (finì 4-5 per i bianchi delle risaie). Meazza, un altro asso dell'armata invincibile guidata dal ct Vittorio Pozzo, riuscì nell'impresa a 19 anni e 8 mesi. Un centinaio di giorni in più rispetto al sogno a occhi aperti firmato da Domenico Berardi.

Oggi è Under 21, domani chissà. C'è un sottile filo rosso, meglio azzurro, che lega i campioni che hanno scritto alcune delle pagine più importanti del calcio italiano. Tutti, o quasi, sono saliti sul treno che porta verso la gloria prendendo per mano la Nazionale. A Paolo Rossi spetta però di diritto il premio per il miglior salto in carrozza. Sì, perché l'ex centravanti di Lanerossi Vicenza e Juventus fu aggregato alla spedizione spagnola del 1982 poco dopo aver scontato la squalifica di due anni per lo scandalo del Totonero. Un arrivo in volata, che certo fece poco piacere al giallorosso Roberto Pruzzo, capocannoniere del campionato, costretto a disfare i bagagli per lasciare il posto a Pablito, ma che contribuì in modo determinante a consegnare all'Italia la gioia infinita per il terzo sigillo mondiale.

Berardi è stato messo all'indice dalla Federcalcio per aver detto no alla convocazione dell'Under 19 in partenza verso l'Europeo in Russia. Nove mesi di stop e tante scuse per un errore di gioventù da condannare senza appello. Stamani, la redenzione. L'attaccante del Sassuolo è stato convocato per uno stage dell'Under 21 a Coverciano. E Cesare Prandelli, ct della Nazionale maggiore, ha già preso nota. Con un altro Rossi, Giuseppe, che molto probabilmente sarà costretto a saltare il Mondiale a causa del noto infortunio, la tentazione di aprire le porte a Berardi potrebbe trasformarsi in desiderio da assecondare per il bene di tutti.

Brinda il Sassuolo, che grazie al gioiello modellato in casa spera di raccogliere i punti necessari per raggiungere la salvezza, brinda la Nazionale dei grandi, che presto o tardi lo accoglierà tra le sue braccia per un futuro tutto da scrivere, e brinda pure, e come non potrebbe, anche la Juventus, che la scorsa estate ha acquistato il 50% del cartellino di Berardi in cambio della metà di Luca Marrone, prodotto del vivaio bianconero. Pensate un po' al trio Tevez-Llorente-Berardi, magari confermando (sarà difficilissimo) il baby Pogba e restituendo il sorriso dei giorni migliori a Pirlo. Se non sarà Champions, sarà delusione da prima pagina. Perché con una squadra così non si può che puntare al gradino più alto del podio, sempre e comunque. In ultimo, un'annotazione di servizio ai naviganti del pallone tricolore. Nelle ultime tre stagioni, la Juventus (vedi Marotta e Paratici, gli uomini mercato della Signora) ha portato a Torino in cambio di una stretta di mano o poco più calciatori del calibro di Barzagli, Pirlo, Pogba, Llorente e, vedere per credere, Berardi. Con ottimi risultati, nessuno lo può negare. Da qui, la conferma che si possa fare bene, benissimo, anche senza avere la cassa colma di monete. La fortuna va spesso a braccetto con il talento. Fuori e dentro il campo.
Twitter: @dario_pelizzari

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