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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2014 alle ore 09:10.
L'ultima modifica è del 13 gennaio 2014 alle ore 09:11.

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Missione Messico per il sistema Italia. Il presidente del Consiglio Enrico Letta, pur avendo rinunciato al vertice bilaterale a Istanbul, non ha invece dato forfait alla missione italiana in questo territorio che gli Stati Uniti ormai chiamano "la nuova Cina". Insieme a Paolo Scaroni (Eni), Fulvio Conti (Enel) e Alessandro Pansa (Finmeccanica), Letta affianca oggi e domani le imprese italiane nell'esplorazione delle opportunità che il Messico offre, all'indomani di un'importante riforma del settore energetico, degli sfruttamenti petroliferi e di un importante piano di investimenti.

Partecipa alla Missione Messico anche il presidente di Sace, Giovanni Castellaneta, poco dopo l'annuncio dell'apertura a Città del Messico di un ufficio Sace, che servirà anche come hub per tutta l'America Centrale e i Caraibi. E la stessa apertura di un ufficio Sace testimonia la sempre maggiore centralità, in termini di opportunità ma anche di presenze già ampiamente consolidate di imprese italiane nel Paese americano. La Missione Messico si occuperà in questi due giorni anche della firma di un importante accordo di collaborazione con la banca di sviluppo messicana Bancomext, per rafforzare le opportunità di trade & investment in questo mercato la cui economia cresce al ritmo del 4% annuo. Sace sottolinea che il Messico è l'ottavo Paese estero per esposizione e il secondo in America Latina, dopo il Brasile. Sace conta un portafoglio di export e investimenti italiani assicurati in Messico pari a 1,1 miliardi di euro, in crescita del 93% rispetto a fine 2012. I principali settori di operatività sono il chimico e petrolchimico (49% dell'esposizione), l'Oil & gas (27%) e il metallurgico (15%).

Sono allo studio nuove operazioni per 500 milioni di euro, con un crescente protagonismo delle Pmi italiane, che nel 2013 hanno rappresentato il 70% dei rischi sottoscritti. Con un notevole dinamismo socio-economico, il Messico si prepara a offrire, come dimostra la Missione che coinvolge il presidente de Consiglio, crescenti opportunità all'Italia: non solo come hub produttivo, ma anche come destinazione ad alto potenziale per il nostro export che, secondo le previsioni Sace, registrerà una crescita media annua del 6,8% nei prossimi quattro anni, totalizzando una media di 4,6 miliardi di euro di export annuo. La politica di investimenti volta all'espansione della capacità produttiva industriale aprirà interessanti prospettive per gli esportatori di beni intermedi, soprattutto nel settore della chimica. Il potenziamento del ruolo di hub commerciale favorirà l'importazione dall'Italia di mezzi di trasporto, mentre la prevista liberalizzazione del mercato energetico offrirà importanti opportunità alle aziende attive nello sfruttamento di giacimenti off-shore e nello sviluppo di energie rinnovabili.

Paese che è anche la patria di Carlos Slim, l'uomo più ricco del mondo, il Messico ha un mercato interno di 112 milioni di consumatori, con una classe media in rapida crescita e sforna nuovi ricchi e ricchissimi ogni anno, contando su una fascia di oltre 4 milioni di high net worth individuals, vale a dire iper milionari (in dollari). Il Paese, grazie a oltre 40 accordi di libero scambio, è una delle economie più aperte del pianeta ed è la piattaforma di esportazione ideale per accedere a due terzi del Pil mondiale. Fa parte del Nafta, anche conosciuto come Tlcan (Tratado de libero comercio de America del norte), il maggiore blocco economico del mondo, un mercato da 17,3 trilioni di dollari.

Il Messico rappresenta da solo il 40% del commercio totale dell'America Latina e le esportazioni del Paese sono cresciute del 110% dal 2000 al 2011, a quota 349.675 milioni di dollari. Le vecchie maquiladoras (imprese di assemblaggio) hanno lasciato il posto a imprese moderne e l'indice di sofisticazione tecnologica è oggi pari a 3,25, il più alto dell'America Latina e ben superiore a quello brasiliano (2,49) e indiano (2,61).

L'economia messicana, comunque sempre alle prese con una strenua lotta al narcotraffico e alla dilagante corruzione, cresce al ritmo del 4%, è interconnessa con quella americana (500 miliardi di dollari di interscambio), gode di una forza lavoro competitiva e ora si apre al mondo. Qui l'Italia è già forte, è il secondo fornitore europeo dopo la Germania e l'ottavo al mondo, è rappresentata da Pirelli, Fiat (che dopo l'acqusizione di Chrysler diventerà ancora più protagonista), Technit, Enel Green Power e Ferrero. Ci sono poi oltre 300 piccole e medie imprese nostrane che producono nei distretti messicani e ora arriva Eni, attratta dal petrolio. E gli osservatori si aspettano che a breve il Governo di Pena Nieto vari un grande piano di investimenti in settori appetibili per le imprese italiane come le infrastrutture, la difesa e l'aerospazio.

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