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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2014 alle ore 06:44.

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PECHINO. Dal nostro corrispondente
Non è semplice parlare di regole del gioco quando si ha di fronte, ben schierato, lo stato maggiore della prima potenza commerciale mondiale, con in testa i protagonisti delle ultime trade wars planetarie, Gao Hucheng, ministro cinese del commercio estero e il suo vice Zhong Shan, delega ai negoziati Wto e grande capacità di districarsi tra i meandri dei palazzi di Bruxelles.
Eppure, la firma ieri, nella sede del Mofcom nell'ambito del Forum italiano per un nuovo modello di cooperazione economico-commerciale, del Memorandum Of Understanding per la nascita del Business council Italia-Cina (nel promeriggio è stato siglato un altro Mou con il ministro Miao Wei sulle politiche industriali) ha rappresentato un'occasione unica per mettere in fila (e in chiaro) una serie di aspetti che toccano le aziende italiane in Cina e per stigmatizzare certe asimmetrie nei rapporti tra Italia e Cina.
Cosa che il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato, a capo della nutrita delegazione italiana, ha fatto presentando una serie di richieste ai partner cinesi.
«Perché con la Cina - ha detto Flavio Zanonato - abbiamo ottimi rapporti economici e politici, ma ora è il momento di fare un balzo in avanti, cercando di mettere le nostre imprese in condizione di sfruttare al meglio il nuovo corso del governo di Pechino per radicare ulteriormente la nostra presenza in un mercato ancora in forte espansione. Questa è un'occasione da non perdere e noi non la perderemo».
Ma è anche ora di mettere mano alle regole del gioco e di farle valere. Il ministro ha parlato del monitoraggio sul vino italiano che proprio in questi ultimi mesi ha iniziato a sondare in maniera sistematica il mercato cinese, alla politica governativa di contrasto alle emissioni delle auto di una certa cilindrata che rischia di abbattersi su gioielli come Ferrari e Maserati.
Soprattutto Zanonato ha consegnato un dossier con una sfilza di casi, almeno quattordici storie di imprese deluse dalla Cina, rimaste in mezzo al guado, impegnate in feroci battaglie giudiziarie che sembrano non avere mai fine.
Mentre l'Europa proprio oggi sta per lanciare nella capitale il nuovo programma di collaborazione con la Cina in tema di proprietà intellettuale, ci sono aziende che si sono rifugiate sotto il cappello della Camera nazionale della moda italiana tenute insieme dalla comune "offesa" circa l'usurpazione dei marchi, ci sono anche campioni della moda e del design, del manifatturiero di alta qualità che stanno difendendo con le unghie e con i denti i loro brevetti regolarmente registrati in Cina.
Il vice ministro Zhong Shan si è detto disponibile a consegnare subito questo dossier ai suoi tecnici perché attivino tutte le procedure del caso e valutino le soluzioni indicate a piè di pagina insieme allo stato di avanzamento delle singole liti.
Del resto anche in Cina giganti del calibro di Baidu e Tencent stanno regolando in tribunale questioni legate allo sfruttamento illegale di contenuti diffusi su Internet, con accuse reciproche e richieste di risarcimento milionarie.
Quanto allo sbilancio tra importazione ed esportazioni, Zhong Shan ha detto che si può risolvere solo in due modi: esportando in Cina prodotti italiani di sempre maggiore qualità e valore oppure importando meno dalla Cina. «Lascio a voi la scelta - ha detto - evidentemente la prima soluzione è la più indicata».
Per gli investimenti la Cina appena ne ha avuto la disponibilità lo sta facendo, sta investendo, l'anno scorso 80 miliardi di dollari, di cui nove in Gran Bretagna. «Anche in Italia siamo disposti a fare la nostra parte», ha aggiunto.
Per il ministro Flavio Zanonato, «è possibile anche trovare aree terze in cui procedere insieme, dai Balcani, alla Romania all'Iran».
Anche per questo, i patti vanno, letteralmente, osservati e i problemi risolti, a cominciare dalle tematiche del dossier.
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LA MISSIONE
Il viaggio in Cina
Due gli obiettivi della missione a Pechino, guidata dal ministro Flavio Zanonato: rafforzare la collaborazione collaudata da tempo tra i due paesi e cercare di riequilibrare la bilancia commerciale. I settori sui quali si punta per accrescere rapidamente le esportazioni italiane sono, oltre al made in Italy tradizionale, quelli della meccanizzazione agricola, dei prodotti sanitari, dei beni e servizi energetici/ambientali e dello sviluppo urbano sostenibile

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