Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2014 alle ore 10:41.

My24

L'accelerazione di Matteo Renzi sulla legge elettorale ha una data di scadenza: martedì o mercoledì della prossima settimana. Nel senso che un accordo politico va trovato assolutamente per quella data (meno di una settimana) per consentire che la Commissione Affari costituzionali della Camera voti un testo da portare in Aula il 27 gennaio. Le lancette scatteranno lunedì quando comincerà la discussione generale al termine della quale il relatore proporrà un testo base da votare: poi serviranno 2 o 3 giorni ai deputati per presentare gli emendamenti che entro il 25-26 gennaio dovranno essere votati per l'approdo in Aula.

Si tratta di tempi di massima visto che il calendario lo deciderà l'ufficio di presidenza della Commissione convocato per domani. In ogni caso, tempi contingentati entro i quali Matteo Renzi – tra questo week end e martedì – deve trovare un'intesa politica. Insomma, nei prossimi giorni scatterà un effetto "o la va o la spacca": se si trova un accordo – anche fuori dalla maggioranza ma comunque un'intesa che abbia i voti sufficienti – allora si va spediti in Aula, altrimenti lo scenario diventa incerto.
Senza un patto politico, infatti, non si riusciranno a trovare i voti per un testo base da portare in Aula cosa che, come raccontano i funzionari della Camera, non è mai successa. In ogni caso scatterebbe il regolamento dell'Assemblea e cioè sarà l'Aula ad avviare la discussione generale e scegliere su votazione un testo base.

Naturalmente questa ipotesi – remota ma non impossibile – segnerebbe una sconfitta politica per il segretario del Pd oltre che l'ennesimo stallo dei partiti ma non impedirebbe il proseguimento dell'iter per la riforma elettorale. «Non accadrà, glielo assicuro», dice convinto il presidente della Affari costituzionali Francesco Paolo Sisto, di Forza Italia. «Non accadrà – aggiunge Sisto – perché anche senza un'intesa io comunque proporrò ai colleghi di commissione di individuare un testo base da mandare in Aula».
Ecco, anche sulla presidenza di Sisto qualcuno nel Pd mastica amaro: il presidente è infatti di Forza Italia ed è automaticamente anche relatore della riforma.

Un'anomalia, dicono alcuni del Pd, che si aspettavano il beau geste di Sisto di nominare un relatore di maggioranza. «Non credo a queste voci, sono stato accettato dalla maggioranza come presidente di garanzia», ribatte. Il fatto è che la presidenza di garanzia non verrà contestata se il percorso sarà liscio: cioè un'intesa di maggioranza e una commissione che segue la scia di quell'accordo. «Noi siamo certi che questo sarà il percorso: è chiaro che con un'intesa politica i tempi saranno pienamente rispettati per l'Aula», spiega il capogruppo Pd in commissione, Emanuele Fiano. Ma c'è un ultimo ostacolo: il voto segreto dell'Aula che "apre" a possibili agguati. Il regolamento di Montecitorio consente, infatti, che su richiesta si voti a scrutinio segreto, a differenza del Senato dove invece il voto è palese.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi