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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2014 alle ore 06:44.
L'industria dell'auto potrebbe gettare un'ancora di salvezza ai produttori di alluminio, anche se ci vorranno probabilmente parecchi anni perché il mercato di questo metallo riesca a normalizzarsi, superando gli squilibri di cui continua a soffrire, in modo se possibile ancora più acuto che in passato. Proprio in questi giorni – nonostante le scorte globali restino esorbitanti – i premi per l'acquisto fisico di alluminio sono schizzati ai massimi storici, sia negli Stati Uniti che in Europa, ma alla sofferenza dei consumatori non corrisponde un sollievo dei produttori, perché le quotazioni al London Metal Exchange restano depresse, poco sopra 1.700 dollari per tonnellata, e i costi produttivi sono così elevati, soprattutto (ma non solo) in Europa, da mettere a rischio l'esistenza di molti degli impianti finora sopravvissuti alla crisi.
A giudizio di alcuni analisti il settore comincia tuttavia a vedere una luce in fondo al tunnel. A far balenare una concreta speranza è stata la presentazione del nuovo F-150 della Ford, uno degli eventi clou questa settimana al Salone dell'auto di Detroit: l'ultima versione del pickup, da oltre vent'anni il più venduto negli Usa, è realizzata quasi interamente in alluminio, una novità che ne ha ridotto il peso di oltre 300 kg, rendendolo molto più efficiente in termini di consumi. Benché il metallo sia già utilizzato in piccole quantità in alcune componenti dei veicoli e in percentuali più ampie in qualche auto di lusso, tra cui le Jaguar, è la prima volta che se ne fa un impiego così massiccio su un singolo modello, prodotto in larga scala.
Se l'esempio di Ford farà tendenza, l'impatto potrebbe essere rilevante. L'analista indipendente Lloyd O'Carroll stima che negli Usa le vendite di laminati in alluminio per il settore auto quest'anno saranno già il quintuplo rispetto al 2012: 1 milione di libbre, ossia 453 tonnellate, una quantità ancora esigua, che però O'Carroll vede raddoppiare entro il 2020 e raggiungere da 3,2 a 6,4 milioni di libbre entro il 2025.
La stessa Ford assicura che ormai l'alluminio è il suo «materiale d'elezione» e promette di replicare su altri modelli, dopo aver investito milioni di dollari nel nuovo F-150, che presentava non poche sfide: l'alluminio, utilizzato in leghe super-resistenti per le carrozzerie, costa tuttora oltre il doppio dell'acciaio. Inoltre non può essere spostato con magneti nelle linee di produzione e l'assemblaggio richiede collanti e bulloni.
A dimostrare che la domanda delle case automobilistiche sta aumentando c'è anche l'attivismo dei produttori di alluminio: Alcoa e Novelis stanno investendo in nuovi impianti dedicati al settore negli Usa e la francese Constellium ha annunciato ieri che potenzierà la capacità per prodotti analoghi in Europa.
Una ripresa della domanda di alluminio, alla quale i produttori per ora faticano a rispondere, è anche tra i fattori all'origine dell'impennata – «ad altezze inimmaginabili» nelle parole di Credit Suisse – dei premi sul metallo fisico: nel Midwest degli Usa sono volati oltre 19 cents per libbra, in salita del 60% da inizio anno, mentre a Rotterdam si è arrivati a 340 $/tonn, compresi i dazi di importazione, contro i 270-280 $ di fine 2013.
@SissiBellomo
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