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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2014 alle ore 14:35.
L'ultima modifica è del 16 gennaio 2014 alle ore 16:48.

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Solo l'8% indica in modo chiaro sul proprio sito i tempi medi di erogazione dei servizi. Con "informative" che risultano complete in non più del 3% dei casi. E appena il 31% rende "visionabile" la contabilizzazione dei loro costi.

I ministeri restano ostili alla trasparenza, nonostante i proclami dei loro primi inquilini, ovvero i ministri, sulla necessità di trasformare la Pa in una casa di vetro facendo leva sulle nuove tecnologie. Non a caso appena il 15% dei casi vengono considerati «completi» i dati divulgati dai dicasteri attraverso la sezione on line "Amministrazione trasparente", sui procedimenti di "istanza di parte (indicazioni degli atti e dei documenti da allegare a ogni "istanza"). Una percentuale che sale, ma non oltre il 49%, per l'individuazione del funzionario responsabile del procedimento, l'indicazione dei recapiti telefonici e degli indirizzi di posta elettronica. Senza considerare che le informazioni riguardanti la struttura organizzativa dei ministeri «risultano complete solo nel 46% dei casi». E incomplete sono anche quelle su consulenze e collaboratori così come sugli incarichi dei dirigenti.

Tutti dati che, insieme a quelli sulle retribuzioni e sulle attività degli uffici, per effetto dei vari provvedimenti che si sono susseguiti dal 2009 allo scorso anno sulla trasparenza e sulle misure anticorruzione nella Pa (a partire dal decreto legislativo 150/2009, dalla legge 190/2012 e dal decreto legislativo 33/2013) dovrebbero essere già da tempo ben visibili agli occhi dei cittadini e delle imprese. Ad emettere questo verdetto è la Civit - Autorità nazionale anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle Pa nel suo ultimo rapporto sulla Pa (Anac).

Ancora nebbia su staff dei ministri e bandi di gara
I risultati dell'attività di vigilanza condotta lo scorso anno monitorando i siti di ministeri, grandi enti pubblici e società partecipate e tenendo conto delle segnalazioni pervenute alla Civit, parlano chiaro: dati incompleti, omissioni con tre ministeri che nel 2013 non avevano ancora provveduto alla pubblicazione delle "attestazioni" relative alle informazioni previste per legge, scarsa chiarezza sul personale utilizzato dagli uffici di diretta collaborazione dei ministri (in primis gabinetti e collaboratori), sui consulenti e sui dirigenti. «I dati relativi ai consulenti e ai collaboratori sono spesso pubblicati in modo sommario e non completo: frequentemente – si legge nel rapporto – mancano le attestazioni circa l'assenza di conflitti d'interesse, i dati relativi allo svolgimento di incarichi o alla titolarità di cariche in enti di diritto privati regolati o finanziati dalla Pa, o allo svolgimento di attività professionali, i curriculum vitae, nonché gli estremi di conferimento degli atti degli incarichi». Non migliore è la situazione sul delicato versante dei contratti stipulati dalla pubblica amministrazione e dei bandi di gara per i quali «si registra una forte disomogeneità nella pubblicazione, risultando rispettate le specifiche tecniche diramate solo in un numero limitato di casi».

"Al buio" anche i grandi enti
L'Anac ha monitorato otto grandi enti pubblici: Inps, Inail, Istat, Infn, Iss, Isfol, Cnr e Enea. E anche in questo caso il quadro è tutt'altro che brillante. «Largamente da migliorare, in termini di completezza rispetto ai contenuti previsti dalle norme, risultano – si sottolinea nel rapporto – anche i dati relativi agli incarichi di consulenza e collaborazione e ai dirigenti (per i quali sono limitati i casi di pubblicazione dei dati relativi allo svolgimento di altri incarichi e delle stesse retribuzioni)». Nel dossier si aggiunge che «come per i ministeri, la pubblicazione dei dati sui bandi di gara e sui contratti è molto frammentaria e disomogenea. Assai limitata è anche la pubblicazione dei dati relativi all'accesso civico». Anche qui la rilevazione parla chiaro: solo il 19% dei grandi enti ha inserito nella sezione "Amministrazione trasparente" del proprio sito i dati sui responsabili dei procedimenti e su numeri telefonici e indirizzi di posta elettronica. Dati che risultano completi soltanto nel 4% dei casi. Migliore, ma non ottimale, la situazione sulla durata dei singoli provvedimenti (solo per la metà degli enti i dati vengono considerati completi). «Si registra invece – si fa notare nel rapporto – un buon livello di presenza sui siti dei dati relativi al referente per l'accesso civico e, diversamente dai ministeri, una percentuale discreta dei tempi medi di erogazione dei servizi e dei loro costi».

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