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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2014 alle ore 11:36.

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Visita del premier Ali Zeidan agli stabilimenti dell'industria aeronautica turca TAIVisita del premier Ali Zeidan agli stabilimenti dell'industria aeronautica turca TAI

di Gianandrea Gaiani

Tripoli compera armi in Turchia, Russia e forse Stati Uniti nel tentativo di equipaggiare le neocostituite forze armate e di sicurezza oggi in fase di addestramento in numerosi Paesi. Il premier Alì Zeidan ha visitato Ankara il 3 gennaio scorso recandosi agli stabilimenti della Turkish Aerospace Industries (TAI) accolto dal sottosegretario alla Difesa turco, Murad Bayar e dal ceo della TAI, Muharrem Dörtkaşlı, che ha esposto i piani produttivi e programmatici dell'azienda per i prossimi anni. La delegazione ha mostrato un particolare interesse per l'elicottero da combattimento T-129 ATAK, versione per l'esercito turco dell'italiano AW-129 Mangusta di AgustaWestland, che sembra interessare anche a Pakistan, Giordania e Azerbaijan. Di interesse per i libici anche la versione turca dell'elicottero statunitense Sikorsky Black Hawk, e il velivolo biposto da addestramento e attacco leggero Hurkus.

I turchi premono per attivare una stretta cooperazione militare con Tripoli, hanno addestrato un migliaio di reclute libiche nel loro centro di formazione per la guerra in montagna di Ergidir e altre 2mila sono attese per quest'anno. Il governo libico ha già ordinato ad Ankara 20mila uniformi e altrettante armi leggere e portatili inclusi fucili d'assalto tedeschi Heckler & Koch prodotti su licenza mentre la società Otokar sembra vicina a concludere il contratto per la commessa di numerosi blindati leggeri Cobra e veicoli da combattimento 6x6 Arma.

Possibilità di affari anche per Boeing che punta a una mega commessa del valore stimato 2 miliardi di dollari per 22 elicotteri da trasporto Chinook divisi tra 6 CH-47D surplus dell'Us Army e 16 nuovissimi CH-47F i tra H-47F. Macchine destinate a migliorare la mobilità dell'esercito libico che prima della guerra civile disponeva di 8 vecchi Chinook CH-47C costruiti in Italia da Agusta dei quali almeno la metà aggiornati negli stabilimenti della Libyan Italian Advanced Technology Company, joint venture tra l'industria aeronautica pubblica libica e Finmeccanica. Le condizioni attuali di questi velivoli non sono note ma secondo il Jane's World Air Forces sarebbe rimasto operativo un solo elicottero.

Contratti già andati in porto invece per i russi, che hanno visto confermate alcune commesse stipulate dal regime di Muammar Gheddafi inclusa quella per la fornitura di cingolati da combattimento anticarro BMP-3 dei quali una decina già consegnati. Secondo Rosoboronexport, società statale russa che cura l'export di armi, i contratti sottoscritti da Gheddafi durante le sue ultime visite a Mosca ammontano a 4 miliardi di dollari e riguardano carri armati, cacciabombardieri, elicotteri e sistemi di difesa aerea.
Le commesse già in atto e quelle in fase di definizione non sembrano includere prodotti italiani, se si esclude la riattivazione annunciata del programma per il controllo delle frontiere con sensori forniti da Selex ES (Finmeccanica). Il relativo finanziamento di 300 milioni di euro è coperto per metà dall'Italia ma in ogni caso on è stato chiarito come potranno essere installati radar e sensori in aree remote del tutto fuori dal controllo governativo in un Paese dominato dalle milizie.

L'Italia è coinvolta nel programma di addestramento delle nuove forze armate libiche pagato interamente da Tripoli e che prevede l'istruzione di 20 mila reclute in Francia, Italia, Turchia, Gran Bretagna, Giordania e Bulgaria (curato da personale statunitense). Attualmente 340 reclute della fanteria libica ricevono addestramento basico presso l'80° Reggimento Addestramento Volontari di Cassino (FR) ma in termini di commesse nel settore militare non sembrano esserci contratti in vista per il "made in Italy".

Considerando i problemi creati all'Italia dall'anarchia dilagante nella nostra ex colonia, dai 50 mila immigrati clandestini giunti sulle nostre coste nell'ultimo anno alle continue interruzioni dei rifornimenti di gas e greggio, sarebbe stato lecito aspettarsi da Tripoli un trattamento di riguardo nelle commesse militari. Gli elicotteri turchi, statunitensi e russi sottraggono il mercato ad Agusta Westland che verrebbe comunque coinvolta se i libici acquistassero i T-129 turchi mentre l'acquisizione di blindati Otokar vanificherebbe le speranze di vendere a libici i blindi Puma surplus dell'esercito italiano. Venti mezzi di questo tipo sono già stati ceduti a Tripoli nel 2012 insieme a forniture gratuite di vestiario ed equipaggiamento individuale, doni che avrebbero dovuto incoraggiare contratti per le aziende italiane.

In termini militari la Libia continua invece a rappresentare un costo, non certo un affare, per l'Italia. La missione addestrativa a Tripoli e la partecipazione a quella europea per il controllo delle frontiere ci costerà quest'anno oltre 10 milioni di euro, 5,1 già stanziati per la copertura fino a giugno. In più continuiamo a sostenere oneri ben poco giustificati per la manutenzione delle sei motovedette della Guardia di Finanza cedute alla Libia nel 2009 in base a un accordo che prevedeva il loro impiego per contrastare l'immigrazione clandestina. Dopo la guerra civile ne sono rimaste operative 4, oggi a Napoli per lavori di manutenzione che ci costeranno 3,6 milioni di euro contro i 2,9 spesi per la stessa ragione l'anno scorso.

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