Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2014 alle ore 14:47.
L'ultima modifica è del 17 gennaio 2014 alle ore 15:02.

My24

Nirbhaya non avrebbe mai immaginato di diventare il nome di una pistola. E, per di più, di una pistola destinata alle donne che vogliono difendersi dalle aggressioni. Eppure, tra le proteste delle associazioni delle donne vittime di violenze, il feroce omaggio alla ventitreenne studentessa stuprata fino alla morte a New Delhi lo scorso 22 dicembre é stato fatto dallo Stato, titolare della Indian Ordnance Factory che ha messo in produzione e poi in vendita un revolver calibro 32 e poi, sulla base di un referendum tra i propri dipendenti, lo ha chiamato «Nirbheek», sinonimo, appunto, di Nirbhaya.

«Crediamo che con questo strumento addosso le donne avranno meno paura», racconta Abdul Hameed, general manager della fabbrica, entusiasta nel presentare l'arma: «Piccola, leggera, pesa solo 500 grammi e può tranquillamente entrare nel borsellino di una donna. È una sei colpi facile da maneggiar e può colpire il bersaglio con una certa precisione fino a 15 metri. Nirbheek, aggiunge, é ormai» la prima pistola per donne «e per renderla più appetibile arriva sul mercato incastonata in un apposito cofanetto rossiccio da gioielleria. Viene venduta al prezzo base di 122.360 rupie (circa 1.500 euro), non certo una passeggiata per la moltitudine di poveri esistente in India». L'arrivo dell'arma sul mercato ha scatenato un dibattito sulla legittimità morale della scelta dello Stato di preferire che le donne si difendano da sole invece che provvedere alla loro sicurezza. I casi di stupro si moltiplicano, e l'ultimo a far notizia é stato quello che ha coinvolto una turista danese aggredita da un gruppo di uomini all'inizio di questa settimana. Il numero delle violenze sessuali é in crescita: ne viene commessa una ogni 22 minuti.

Quella della pistola «é una buona idea». Sottolinea Ram Krishna Chaturvedi, capo della polizia di Kanpur e di altri distretti, una polizia, però, che ha un altissimo tasso di corruzione e non é per nulla percepita dalle donne come scudo efficace a loro tutela. Il poliziotto, però, non sembra preoccupato: «Se hai un'arma e una licenza per possederla», insiste, «ciò aumenterà la tua fiducia in te stessa e incuterà paura nella mente del criminale. Diversa l'opinione di Bina Lakshmi Nepram, fondatore delle Rete di donne sopravvissute alla violenza commessa con armi da fuoco: «È ridicolo - spiega - che lo Stato parli di armare le donne, sono scioccata e arrabbiata». L'organizzazione di Nepram ha studiato e incrociato con altre variabili gli indici di violenza commessa con pistole in otto Stati indiani. E i risultati l'autorizzano a concludere: «Un'arma non ti rende più sicura, ma aumenta il rischio che stai già correndo».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi