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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2014 alle ore 06:45.

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Caro Presidente,
l'industria italiana, in sintonia con l'industria europea, intende esprimere forte preoccupazione per le delibere che la Commissione europea si appresta ad adottare il prossimo 22 gennaio in merito agli obiettivi climatici ed energetici europei al 2030 e che saranno poi sottoposte all'esame dei governi e del Parlamento europeo.
Nuovi ambiziosi obiettivi europei in materia di riduzione delle emissioni, sviluppo delle fonti rinnovabili ed efficienza energetica rischiano di penalizzare ulteriormente le imprese italiane, la cui competitività è già danneggiata dagli impatti diretti e indiretti del Pacchetto di misure 20-20-20, a fronte della perdurante assenza di un accordo globale vincolante, che stabilisca condizioni paritarie tra le industrie concorrenti a livello internazionale (global level playing field).
Inoltre, contestualmente saranno ridiscusse in seno alla Commissione europea alcune misure di protezione, adottate nel Pacchetto 20-20-20, per i settori sottoposti all'Emissions Trading Scheme che competono a livello globale e sono maggiormente esposti al rischio di delocalizzazione (carbon leakage).
Rivedere tali garanzie in un momento di instabilità economica e dopo i recenti interventi del legislatore europeo nell'Emissions Trading Scheme allo scopo di rialzare il prezzo delle quote di emissione di C02 (backloading, fattore intersettoriale di correzione), destabilizzerà gravemente gli investimenti già effettuati dalle imprese e aumenterà i costi complessivi di queste politiche.
L'approccio unilaterale europeo non ha convinto finora le altre economie a seguirne l'esempio e di tutta evidenza non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi ambientali a lungo termine. Nel frattempo, come ben sa, le industrie europee devono affrontare prezzi e costi dell'energia molto più elevati rispetto alle altre aree economiche del mondo.
Pertanto, riteniamo che la presa di posizione contenuta nella lettera congiunta inviata da alcuni ministri europei dell'Ambiente, tra i quali quello italiano, alla Commissione europea a sostegno di un ambizioso obiettivo vincolante di riduzione di emissioni di gas serra del 40% a livello domestico, non possa rappresentare la posizione del Governo italiano.
L'industria italiana è seriamente impegnata in un percorso di sostenibilità ambientale, come dimostrato dal miglioramento dell'efficienza dei processi produttivi nell'ultimo decennio. Tuttavia, i traguardi stabiliti in questo campo devono essere realistici e raggiungibili al minore costo per le imprese, in modo da salvaguardarne la competitivà ed evitare impatti negativi sull'economia e su tutta la società.
Per questi motivi, alla luce dell'attuale dibattito politico a livello nazionale ed europeo, auspichiamo che le decisioni che saranno assunte in sede europea in merito, diano un segnale di sostegno alla competitività dell'industria e non penalizzino il sistema produttivo italiano.
Giorgio Squinzi
Presidente Confindustria

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