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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2014 alle ore 11:23.
L'ultima modifica è del 17 gennaio 2014 alle ore 11:35.

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(LaPresse)(LaPresse)

Roma - L'incontro con Silvio Berlusconi avverrà domani pomeriggio. Matteo Renzi, forte del mandato della direzione del Pd appena ricevuto, va avanti per la strada imboccata: l'accordo con Fi sul modello spagnolo, poi si vedrà. Il leader del Pd avrebbe voluto il faccia a faccia a Largo del Nazareno, ma la levata di scudi della minoranza del partito all'idea che l'avversario storico del centrosinistra possa varcare la sede del Pd lo ha indotto a riflettere sull'alternativa di un luogo neutro.

Non Largo del Nazareno dunque, né tantomeno Palazzo Grazioli, e forse neanche la Camera (dove il Cavaliere aveva giurato di non rimettere mai più piede all'indomani del voto sulla sua decadenza da parlamentare). Probabilmente la scelta ricadrà su una prefettura, a Roma o nella Firenze di Renzi. In ogni caso all'incontro prenderanno parte anche Gianni Letta, da sempre l'uomo del dialogo del Cavaliere, e il portavoce della segreteria del Pd Lorenzo Guerini.

L'accordo Renzi-Berlusconi dovrebbe dunque essere chiuso nelle prossime ore sul cosiddetto modello spagnolo, caro a Denis Verdini e allo stesso Berlusconi e che piace a Renzi per l'effetto bipartitico e anti-veto dei "piccoli" che potrebbe produrre. Si tratta di un sistema di piccole circoscrizioni (coincidenti più o meno con le attuali province) con liste bloccate di pochi nomi, liste rese possibili dalla Consulta nelle motivazioni depositate lunedì scorso. È un sistema che sovradimensiona i grandi partiti, premia quelli molto radicati sul territorio e penalizza fortemente i piccoli partiti per l'effetto soglia implicito che in alcune circoscrizioni può arrivare anche al 20%. In più, a garanzia della governabilità così come lo stesso Renzi ha ricordato ieri nel suo intervento alla direzione del partito, un premio di maggioranza del 15% o del 20% per la lista che arriva prima. Una mossa a tenaglia Renzi-Berlusconi, insomma, nei confronti di Angelino Alfano e del suo Nuovo centrodestra. Ma il sistema penalizzerebbe anche i centristi e tutti i partiti piccoli.

La domanda è: Renzi è pronto a percorrere la strada dell'accordo con Berlusconi sullo spagnolo fino in fondo? Il leader del Pd resta convinto che Alfano non si impunterà fino a far cadere il governo presieduto da Enrico Letta. «Sarebbe per lui un suicidio politico – ripete ai suoi –. L'unica garanzia di sopravvivenza per il Ncd è la durata di questo governo». Anche per questo Renzi ha voluto che nel "patto" con Berlusconi fosse inserito il sì alla riforma del bicameralismo perfetto con l'abolizione del Senato e la riforma del Titolo V della Costituzione. Il sì del maggiore partito d'opposizione alle riforme costituzionali non potrebbe che essere gradito al Quirinale, e riforme costituzionali vuole dire almeno un anno di tempo per approvarle...Solo se Alfano dovesse davvero impuntarsi e la situazione dovesse dare segni di precipizio – con il rischio di tornare al voto con la legge elettorale proporzionale con unica preferenza uscita dalla sentenza della Consulta – Renzi proverebbe il piano B: il Mattarellum corretto. Collegi uninominali per il 75%, proporzionale per il 10% e – anche qui – premio di maggioranza del 15% al primo arrivato.

Ufficialmente la linea di Fi è quella del modello spagnolo, e il tentativo sarà perseguito fino in fondo. Ma l'alternativa del Mattarellum corretto è stata già sondata dallo stesso Renzi nel suo colloquio di martedì pomeriggio con Verdini. Insomma il Cavaliere si acconcerebbe alle brutte a ingoiare i mai amati collegi uninominali, dal momento che l'unica cosa che non vuole è proprio quel doppio turno chiesto a gran voce da Alfano e dai "governativi" del Pd: storicamente il ballottaggio ha sempre penalizzato il centrodestra, come dimostra l'esperienza dell'elezione dei sindaci nelle grandi città. E sul Mattarellum corretto Renzi potrebbe davvero chiudere il cerchio: a favore, oltre a Pd e Fi, ci sarebbero a quel punto anche Scelta civica e Nichi Vendola. E la scelta del Mattarellum, oltre ad essere più gradita alla sinistra del Pd rispetto allo spagnolo, metterebbe anche in difficoltà Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle. Il che, in vista delle europee di maggio, non guasta. Ma la partita a risiko è appena cominciata e gli esiti sono davvero imprevedibili, in primis per lo stesso Renzi.

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