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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2014 alle ore 21:21.
L'ultima modifica è del 18 gennaio 2014 alle ore 10:29.

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Matteo Renzi (LaPresse)Matteo Renzi (LaPresse)

Crescono le tensioni nella maggioranza mentre il Pd rischia l'implosione alla vigilia dell'incontro tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale. «Se domani si chiude il patto tra Renzi e Berlusconi, la maggioranza finisce». Non usa mezzi termini Alfredo D'Attorre, deputato bersaniano (che aveva già invitato Renzi a non incontrare il «pregiudicato Berlusconi» nella sede Pd di largo del Nazareno) per commentare l'orientamento del segretario del Pd di chiudere un'intesa con il Cavaliere sul modello spagnolo, escludendo i partner della coalizione.

D'Attorre (Pd): il modello spagnolo non lo votiamo
Secondo D'Attorre «un Pd normale» dovrebbe «partire dalla maggioranza e poi allargare il confronto» mentre è «strano chiudere un accordo con Berlusconi che ha detto che vuole le elezioni anticipate e invece escludere chi è disposto anche a fare le altre riforme, sul Senato e il Titolo V della Costituzione». Il riferimento è ai «partner della maggioranza, tutti disponibili a un accordo sul doppio turno di coalizione». Tanto più che «lo spagnolo in salsa italica è costituzionalmente e politicamente invotabile».

Il tam tam dei bersaniani: intesa nella maggioranza
La posizione di D'Attorre non è isolata nel partito. Tutta l'opposizione interna, da Cuperlo a Stumpo, è compatta nel ripetere il mantra: l'accordo va trovato prima nella maggioranza. «È giusto partire dalle forze della maggioranza e poi parlare con tutti - dice il presidente dell'assemblea Pd Gianni Cuperlo -. Oggi ci sono le condizioni per approvare un sistema a doppio turno a partire dai partiti della maggioranza». A lui fa eco il bersaniano Nico Stumpo: «La riforma elettorale e le riforme istituzionali devono essere sempre largamente condivise per questo devono essere frutto di un accordo tra la maggioranza e le opposizioni e non di un accordo tra il Pd e Forza Italia di Berlusconi».

L'ultimatum dei «piccoli»: governo a rischio
L'avviso di bersaniani e cuperliani fa il paio con l'ultimatum dei piccoli partiti, che bocciano senza mezzi termini il modello spagnolo. Ncd, Scelta Civica e Popolari per l'Italia in una nota congiunta chiedono un vertice immediato «per evitare che il sottile equilibrio su cui si regge il governo, anche per le tensioni interne al Pd, provochi una crisi al buio». Il leader del Nuovo centrodestra (partito favorevole al doppio turno di coalizione su base proporzionale) Angelino Alfano è salito stamattina al Quirinale per un colloquio con Napolitano.

Renzi tira dritto: incontro con Berlusconi in sede Pd
Nonostante l'opposizione interna e le barricate annunciate dai piccoli partiti alleati il segretario del Pd però tira dritto: «Legge elettorale seria, via Senato e province, cambiare le regioni. Mi hanno votato per questo. Molti cercano di frenare ma io non mollo», ha scritto su twitter. E poi a chi gli fa notare come il Pd stia «ballando», replica tranquillo: «A me non sembra. Abbiamo votato ieri, votiamo lunedì. E soprattutto abbiamo votato l'8 dicembre (alle primarie, ndr)». E si prepara all'incontro domani con Berlusconi, nella sede Pd di largo del Nazareno. Mentre la renziana Maria Elena Boschi, responsabile Riforme della segreteria Pd, rilancia su twitter: «Abbiamo promesso che avremmo fatto una legge elettorale seria. Non ci fermeranno».

Letta lavora a mediazione sullo spagnolo modificato
Nel colloquio di ieri sera con il segretario Pd, il premier Letta ha capito che la caduta del governo è un rischio che il sindaco di Firenze ha ben presente, forse lo ha anche messo nel conto. Tanto che il premier, aiutato da una serie di mediatori, sta mettendo a punto un'ipotesi di mediazione. «C'é un lavorio di governo e maggioranza per mettere a punto una soluzione tecnica che vada bene sia ad Alfano sia a Berlusconi» spiega chi sta lavorando in queste ore, cercando una ipotesi mediana, rispetto ai tre modelli proposti da Renzi. Una sorta di "spagnolo modificato": si tratterebbe di un proporzionale con il turno unico, circoscrizione piccole (con liste bloccate corte), ma con una ripartizione dei seggi su base nazionale, una soglia di sbarramento "accessibile", non inferiore al 5% e un premio di maggioranza ancora da definire. Il compromesso avrebbe già trovato l'ok di Verdini e l'apertura del Nuovo Centrodestra.

Lunedì direzione nazionale per ufficializzare proposta Pd
I tempi per scegliere sono stretti. Il segretario ha annunciato una nuova direzione nazionale lunedì pomeriggio, per formalizzare la proposta del partito. Il senatore M5s Nicola Morra ha escluso un incontro tra Grillo e Casaleggio da una parte e Renzi dall'altra sulla legge elettorale.

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