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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2014 alle ore 08:18.


L'Italia aumenta la concentrazione di frutta dal 12 al 20% nelle bibite ma la Ue boccerà il provvedimento, a meno che non riesca a convincere Bruxelles ad estenderlo agli altri Paesi. La maggioranza della commissione Agricoltura della Camera ha espresso, nonostante la contrarietà del governo, parere favorevole all'emendamento della relatrice Colomba Mongiello (Pd) che impone di aumentare dal 12 al 20% la percentuale di frutta nei succhi.
Il presidente di Alleanza delle cooperative Giorgio Mercuri, dice con chiarezza che questo «passettino può giovare al mondo agricolo ma anche trasformarsi in un boomerang. L'emendamento ha senso solo se l'Italia diventa Paese capofila e impone all'Europa il tema della concentrazione dei succhi di frutta». In caso di mancato recepimento, l'industria di trasformazione «dovrebbe creare più linee, per l'Italia e l'estero - spiega Mercuri - e si rischia di vedere la trasformazione emifrare oltre frontiera, agevolando così anche i competitor stranieri di bassa qualità».
Nel 2012 l'Italia, con il decreto dell'ex ministro Balduzzi, aveva approvato una norma per rendere più salutari le bevande a base di frutta che però non è mai entrata in vigore a causa dell'esito negativo della procedura di notifica della direttiva 98/34/CE. La Commissione europea ritiene la misura lesiva delle norme in materia di libera circolazione delle merci e, pertanto, il 5 marzo 2012, ha reiterato l'incompatibilità della norma con le disposizioni comunitarie. Alleanza delle cooperative si è comunque dichiarata «soddisfatta per l'approvazione dell'emendamento. Si tratta di una decisione che arrecherà indubbi benefici sia ai consumatori che all'intera filiera produttiva italiana».
Di segno opposto la posizione degli industriali del settore. Assobibe, attraverso il proprio presidente Aurelio Ceresoli, esprime stupore per la decisione della commissione Agricoltura di portare al 20% la concentrazione di frutta nelle bevande gassate e piatte (rispetto a una media Ue del 5%), «decisione per altro già censurata dalla Ue con procedura di infrazione in corso, che non solo discrimina immotivatamente un prodotto, ma non è supportata da alcuna giustificazione legata alla salute. Anzi aumenta l'apporto calorico».
Poi Ceresoli sottolinea che il provvedimento, oltre ad aumentare i prezzi al consumo, «rappresenta un limite alla competitività italiana e priva i consumatori della facoltà di poter scegliere tra succhi al 100%, spremute, nettari 25-70%, bevande a elevato tenore di succo». Inoltre si favorirebbero fenomeni di importazione. Possibilità di diventare legge? «È un percorso lungo e ad elevato rischio d'infrazione – risponde Ceresoli – Prima di diventare legge, l'iter di approvazione del disegno di legge Europea Bis 2013 contempla il via libera della commissione Politiche europee e poi dell'aula della Camera prima di trasferirsi al Senato».
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I NUMERI
12%
Concentrazione
La legge impone che il tenore minimo di frutta nei succhi non debba risultare inferiore al 12%. L'emendamento approvato in commissione Agricoltura della Camera lo alza al 20 per cento.
5%
Tenore medio in Europa
Negli altri Paesi dell'Unione europea la concentrazione dei succhi di frutta è molto inferiore all'Italia.

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