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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2014 alle ore 18:46.
L'ultima modifica è del 19 gennaio 2014 alle ore 19:01.

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«Ecco perché questo incontro della super-elite mondiale è più determinante che mai». Le aspettative per il prossimo Forum di Davos, il quarantaquattresimo della storia della kermesse annuale ospitata dalla località sciistica svizzera, sono evidentemente molto alte, come testimonia il titolo di un lungo editoriale ospitato dal Daily Telegraph.
Oltre 2.500 delegati da tutto il mondo, 40 capi di Stato e di Governo (dal primo ministro italiano, Enrico Letta, a quello giapponese Shinzo Abe), il presidente della Bce, Mario Draghi, il direttore del Fmi, Christine Lagarde, oltre a banchieri centrali e ministri degli esteri, si ritroveranno in Svizzera di fronte ad un obiettivo ambizioso, indicato dal titolo del Forum stesso: «Rimodellare il mondo: conseguenze per società, politica ed economia».

Le attese sono in effetti molte: l'ultrasettantenne fondatore del World Economic Forum, Klaus Schwab, dichiara di «non essere mai stato più emozionato per il programma di quest'anno», con una frase che, anche se ripetuta quasi ad ogni edizione, per il 2014 rischia di essere particolarmente azzeccata. Nonostante i perduranti dubbi sulla portata della ripresa in atto, per la prima volta dopo anni, l'agenda del Wef non sarà oscurata da discussioni sulla minaccia immediata di un Armageddon economico e finanziario, ma si potrà iniziare ad impostare percorsi verso la crescita e lo sviluppo. E si discuterà anche di economia verde e sostenibile, del conflitto siriano, senza contare i panel più settoriali che vanno dalle tecnologie del futuro agli studi sul funzionamento del cervello, al quale parteciperà anche l'attrice premio Oscar Goldie Hawn. Bono degli U2, invece, siederà accanto al premier britannico David Cameron, in un gruppo di lavoro sull'Aids e la povertà estrema, mentre un altro premio Oscar, Matt Damon, verrà premiato per l'attività della sua fondazione che fornisce acqua e sistemi idrici nelle zone aride di tutto il mondo.

Un pallino di Schwab, infatti, è proprio la lotta contro la povertà e la disuguaglianza sociale: non a caso uno dei pochi studi anticipati nei giorni scorsi che verrà presentato a Davos parla proprio della minaccia mondiale rappresentata dal crescente divario fra fasce ricche e povere della popolazione.

Fra gli assenti illustri, oltre al premier francese Francois Hollande alle prese con le note vicende personali, anche la cancelleria Angela Merkel, ancora in convalescenza dopo la frattura del bacino. A ridurre ancora di più la presenza femminile, che, fa le pulci il Financial Times, e in linea con i valori, bassi, degli anni passati. Dei 2.500 delegati, infatti, solo uno su sette è una donna.

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