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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2014 alle ore 21:38.
L'ultima modifica è del 20 gennaio 2014 alle ore 22:02.

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I sindaci della Piana di Gioia Tauro continuano a dire di no al trasbordo delle armi chimiche siriane nel porto calabrese. E oggi hanno approvato un documento in cui «danno mandato ai sindaci di San Ferdinando e Gioia Tauro ad opporsi» al transito delle navi nel porto di Gioia Tauro, in vista del vertice convocato domani a palazzo Chigi dal premier Enrico Letta.

I sindaci: non siamo attrezzati per l'attracco
Nel documento approvato al termine di un'assemblea dei primi cittadini dei 33 comuni del comprensorio e di altri comuni della regione, i sindaci evidenziano che «nessuna autorità locale è stata preavvertita di ciò, le nostre strutture sanitarie non sono attrezzate a sostenere emergenze straordinarie, il territorio della Piana e dello Stretto di Messina è classificato ad alta pericolosità sismica». «Appreso che la nave - prosegue il documento - è stata dirottata su Gioia Tauro perché la Regione Sardegna si è fermamente opposta all'attracco a Cagliari, i sindaci della città degli ulivi dichiarano il proprio fermo no acché queste operazioni avvengano nel nostro territorio».

Assemblea tesa a San Ferdinando
Un'assemblea tesa, nel corso della quale non sono mancati momenti di frizione, quella tenutasi nell'aula consiliare di San Ferdinando, sul cui territorio si trovano gran parte delle banchine dello scalo, per trovare una posizione comune in vista del vertice romano di domani con il premier Enrico Letta. Alla vigilia, la sensazione era di una certa disponibilità a trattare col governo del futuro del porto in cambio del transito delle armi chimiche, ferma restando la protesta per il modo in cui l'esecutivo ha gestito la vicenda, senza avvertire nessuno in ambito locale. Ma le proteste, talvolta veementi, da parte del pubblico (in tutto circa 200 persone), la presa di posizione di alcuni sindaci e, per ultimo, del presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa, hanno fatto propendere i primi cittadini verso un no secco alla trattativa, sia perché le autorità locali sono state tenute all'oscuro, sia per eventuali pericoli per la salute pubblica. Adesso tutta l'attenzione si sposta su Roma. E per mercoledì i sindaci si sono nuovamente convocati, questa volta a Gioia Tauro, per valutare gli esiti dell'incontro con Letta e decidere eventuali iniziative di protesta.

Palazzo Chigi: porto Gioia Tauro idoneo per operazione
Non sono bastate a calmare le acque, insomma, le rassicurazioni del governo. Di fronte al crescere delle proteste, il premier ha deciso di convocare martedì 21 gennaio una riunione a palazzo Chigi con tutte le parti coinvolte nella vicenda: il presidente della Regione Calabria, i sindaci dei Comuni di Gioia Tauro e di San Ferdinando, il presidente dell'Autorità portuale di Gioia Tauro, Giovanni Grimaldi, il comandante della Capitaneria di Porto di Gioia Tauro, Davide G. Barbagiovanni Minciullo, e l'amministratore delegato di Mct, Domenico Bagalà. La riunione servirà a chiarire i precisi termini dell'operazione. In particolare, come ha spiegato palazzo Chigi in una nota del 17 gennaio, il porto di Gioa Tauro è attrezzato a operazioni come quella che si appresta a compiere per il trasbordo delle sostanze chimiche trasportate dalla Siria.

«Negli anni 2012-2013 il porto di Gioia Tauro - si legge nella nota della presidenza del Consiglio - ha movimentato 3.048 container contenenti sostanze tossiche 6.1, per un totale di 60.168 tonnellate». Quanto al carico «da trasbordare da nave e nave senza sbarco a terra e senza stoccaggio», esso è costituito da «circa 60 contenitori da 20 piedi contenenti merci pericolose appartenenti alla classe 6.1 (materie tossiche)». Si tratta quindi di materiale appartenente «alla medesima classe di materia tossiche trattate in via ordinaria nel porto di Gioia Tauro».

In arrivo la nave danese
L'arrivo a Gioia Tauro della nave danese Ark Futura che trasporta 60 container con 560 tonnellate di armi chimiche siriane è previsto per fine mese, comunque dopo il 23 gennaio. Successivamente è previsto il trasbordo delle sostanze chimiche sulla nave americana Cape Ray, a bordo della quale gli agenti chimici saranno neutralizzati in acque internazionali.

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