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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2014 alle ore 14:27.
L'ultima modifica è del 20 gennaio 2014 alle ore 14:27.

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Con un provvedimento di sei pagine la Corte d'Assise di Taranto ha respinto la richiesta di scarcerazione nei confronti di Sabrina Misseri, la ventiquattrenne condannata all'ergastolo insieme alla madre Cosima Serrano per l'omicidio della cugina Sarah Scazzi, la quindicenne strangolata ad Avetrana il 26 agosto del 2010.

A nove mesi esatti dalla condanna, avvenuta il 20 aprile 2013, la corte ha stabilito che il quadro cautelare del l'imputata non è cambiato. Nei giorni scorsi gli avvocati della Misseri, Franco Coppi e Nicola Marseglia, hanno chiesto alla Corte gli arresti domiciliari per la ventiquattrenne sostenendo che la giovane non può commettere nuovi reati (poiché si trattò di delitto d'impeto), né inquinare le prove o darsi alla fuga.

Per la procura ionica, che aveva espresso parere sfavorevole alla scarcerazione, alla luce della sentenza di condanna all'ergastolo il quadro cautelare della Misseri si è aggravato, ritenendo ancora concreto il pericolo di fuga e quello di inquinamento probatorio. Per i pm Sabrina ha già ampiamente dimostrato che in stato di libertà è capace di avvicinare testimoni e depistare il corso della giustizia. Nei prossimi giorni è atteso il deposito delle motivazioni della sentenza firmate dal presidente della Corte dôAssise Rina Trunfio.

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