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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2014 alle ore 11:38.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2014 alle ore 11:41.

Calo a sorpresa in gennaio per l'indice tedesco Zew che misura la fiducia degli investitori e degli analisti finanziari. Con una flessione a 61,7 rispetto al massimo degli ultimi sette anni toccato in gennaio (62) e ad aspettative di un forte rialzo (64) il dato conferma le incertezze che circondano la sostenibilità della ripresa nell'Eurozona e nella sua più importante economia, la Germania.

La settimana scorsa l'ufficio federale di statistica aveva annunciato una crescita del pil inferiore alle previsioni nel 2013 (0,4 contro 0,5%) ed è probabile che molti si attendano nel primo trimestre di quest'anno un effetto di trascinamento negativo sulle dinamiche di crescita. La previsioni per il 2014 vanno da un +1,7% stimato dalla Bundesbank a un +2,5% secondo gli analisti di UniCredit Research. Negli ultimi mesi a sostenere l'economia tedesca è stata soprattutto la domanda interna e in particolare i consumi, mentre si è indebolito l'export nei confronti dei partner dell'Eurozona, molti dei quali alle prese con elevati tassi di disoccupazione e piani di contenimento o drastica riduzione della spesa pubblica.

La stessa Germania sta affrontando un inizio d'anno pieno di incertezze politiche. Dopo il faticoso accordo di Governo tra Spd e Cdu/Csu siglato alla fine del 2013, la Grande coalizione deve ancora dare il via alle riforme promesse, a cominciare dalle revisione del piano energetico nazionale. Una proposta in tal senso, con l'obiettivo di ridurre i costi di finanziamento della transizione verso le energie rinnovabili, dovrebbe essere formalizzata entro la settimana dal ministro dell'Economia e dell'Energia Sigmar Gabriel. È un provvedimento di vitale importanza per l'economia tedesca poiché il finanziamento delle rinnovabili attraverso i sussidi pubblici ha reso la bolletta energetica tedesca la più cara o tra le più care d'Europa.

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