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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2014 alle ore 06:43.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
Il mercato, che ancora non aveva informazioni ufficiali, ha reagito malissimo al clima di incertezza che continua a pesare sul futuro del gruppo Psa (Peugeot-Citroen) e alle indiscrezioni sulle modalità dell'aumento di capitale decise dal cda della società durante la lunga riunione di domenica pomeriggio. Il titolo è stato punito (-11,1% a 10,2 euro) in una Borsa in sostanziale pareggio.
Come confermato dalla società solo ieri sera l'operazione - da circa 3 miliardi, a un prezzo che sarebbe stato previsto in circa 7,5 euro - avverrà in due tappe. La prima sarà riservata al partner cinese Dongfeng Motor. Il quale parteciperebbe anche alla seconda tranche di aumento, utilizzando appositi diritti preferenziali di sottoscrizione. Lo Stato francese, stando alla nota di Psa, «potrebbe accompagnare questi due aumenti di capitale alle stesse condizioni di Dongfeng». Buoni di sottoscrizione «potrebbero infine essere attribuiti gratuitamente agli attuali azionisti, a un prezzo di esercizio pari a quello dell'aumento riservato». In sostanza Dongfeng e Stato sborserebbero circa 750 milioni ciascuno per avere entrambi il 14% del capitale. La stessa quota che resterebbe in mano alla famiglia, la quale parteciperebbe all'aumento con circa 100 milioni.
Si tratta di una soluzione di compromesso. Che consente il salvataggio della società, con l'ingresso del secondo gruppo automobilistico cinese al quale Psa è già legata da una joint venture alla quale fanno capo tre impianti (e un quarto in arrivo). Che, almeno per il momento, evita il passaggio in mani cinesi del gruppo. Che, infine, permette alla famiglia (la quale detiene oggi il 25,5% del capitale e il 38,1% dei diritti di voto) di non essere diluita al punto tale da essere marginalizzata.
Una soluzione con tre soci alla pari che pone evidenti problemi di governance. A cercare di gestirli sarà probabilmente Louis Gallois, l'ex presidente di Eads, che siede nel consiglio in rappresentanza dello Stato da quando Parigi fornì una garanzia da 7 miliardi alla banca captive del gruppo.
Dovrebbe essere lui a sostituire Thierry Peugeot alla presidenza del cda, posto che la famiglia perde per la prima volta. Mentre la guida operativa dovrebbe passare da Philippe Varin al neo arrivato Carlos Tavares fin dal 19 febbraio. Data della presentazione dei conti 2013 e del previsto annuncio ufficiale di tutti i dettagli concernenti l'aumento di capitale.
Bisognerà però capire se questo marchingegno funzionerà. Molto dipende da quello che hanno concordato, e stanno ancora concordando, Dongfeng - interessata al trasferimento di tecnologie, e infatti si parla di un centro ricerche in Cina, oltre allo sviluppo congiunto del sistema "ibrido ad aria" - e lo Stato francese, già presente con il 15% in Renault e deciso, come ha spiegato lo stesso presidente François Hollande, a difendere la nazionalità del "suo" costruttore. Una trattativa che sta gestendo David Azéma, il presidente dell'Ape, l'agenzia che detiene le partecipazioni pubbliche.
Sempre ieri, Psa ha diffuso i dati relativi alle vendite 2013: 2,82 milioni di vetture, in flessione dello 0,1% rispetto al 2012 (al netto della scomparsa, non imputabile al gruppo, del mercato iraniano, cruciale per le vendite di auto in kit). A preoccupare è l'andamento in Europa, dove Psa realizza il 58% delle vendite: il calo è stato del 7,3% rispetto a una flessione generale dell'1,6%, con una quota di mercato scesa dal 12,7% all'11,9% quando all'inizio dell'anno scorso il target era stato fissato al 13 per cento. Male anche la Russia, mentre le vendite sono andate bene in America Latina e soprattutto in Cina, dove Psa ha registrato un aumento del 26,1 per cento.
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