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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2014 alle ore 18:44.
L'ultima modifica è del 22 gennaio 2014 alle ore 21:26.

È morto il regista e sceneggiatore Carlo Mazzacurati. Era nato il 2 marzo del 1956 e aveva vinto il Leone d'argento a Venezia nel 1994 con «Il Toro», interpretato da Diego Abatantuono. Malato da tempo era ricoverato in ospedale a Monselice, in provincia di Padova.
Presidente della Fondazione Cineteca di Bologna, è il regista simbolo di Padova che tante volte ha raccontato la città del Santo nei suoi film. È scomparso a 57 anni il regista conosciuto in Italia e nel mondo: da alcuni mesi era affetto da un gravissima male che ne ha segnato la fine. Nato a Padova, figlio dell'ingegnere e corridore automobilistico Mario, Mazzacurati studia al Dams di Bologna e nel 1979 realizza il suo primo film, «Vagabondi» (in 16mm), che nel 1983 viene premiato al festival milanese Filmmaker Doc.
Benché il film, un road-movie, venga premiato proprio dalla Gaumont, non trova distribuzione nelle sale. Si trasferisce a Roma dove collabora alla stesura di varie sceneggiature e scrive storie per la tv. In quegli anni conosce Gabriele Salvatores e diviene suo amico, collaborando con lui alla scrittura di «Marrakech Express». Il suo primo film, «Notte Italiana» (1987, prodotto dalla Sacher Film di Nanni Moretti), vince il Nastro d'Argento e il Ciak d'oro. Due anni dopo «Il prete bello», tratto dal romanzo omonimo di Goffredo Parise, vince il Primo Premio al Festival di Annecy. Nel 1992 «Un'altra vita», viene presentato al Festival di Venezia, ma solo l'anno dopo Mazzacurati si aggiudicherà il Leone d'argento con «Il Toro» .
Altre sue opere di successo di pubblico e critica sono: «Vesna va veloce» (1996), «La lingua del santo» (2000), «La giusta distanza» (2007), «La Passione» (2010). Nel novembre scorso ha ricevuto il «Gran Premio Torino» per la carriera. L'ultima sua pellicola è «La sedia della felicità», una caccia al tesoro stralunata che attraversa un Nordest abitato da una bizzarra umanità, una pellicola tra commedia e film sentimentale. Un film pieno di freschezza, ironia e anche un pizzico di malinconia. Prodotto da Angelo Barbagallo e girato in Trentino, non é ancora uscito in sala.
«La sedia della felicità» era stato presentato a novembre al festival di Torino dove il regista aveva ricevuto il Gran Premio per la carriera. Una sorta di lascito da parte del regista già malato questo suo lavoro, che sarà in sala in primavera con la 01, e a cui avevano partecipato, anche con piccoli camei, tanti attori-amici consapevoli forse della sua malattia. «È forse il film più comico che ho fatto. Negli altri c'era anche la tristezza oltre che l'ironia - aveva detto Mazzacurati -. Per una volta nella vita ho desiderato fare un film che mi piacesse anche da spettatore».
«Un regista che portava dentro di sé e sullo schermo le nostre malinconie - lo ricorda così il presidente del Veneto, Luca Zaia - le nostre nebbie, i nostri disincanti, ma anche la nostra vitalità contrappuntata dalle nostre crisi. È stato un grande regista veneto, che del Veneto ha saputo leggere paure e speranze, desideri e dolori, identità e civiltà ma anche gli immensi vuoti dell'anima».
«La Mostra del Cinema battezzò il suo esordio con il film Notte italiana e accompagnò poi la crescita della sua carriera - ricorda a nome della Biennale il presidente Paolo Baratta - ospitandolo più volte in Concorso e premiandolo col Leone d'argento per il film Il toro. Il cinema italiano perde uno dei suoi protagonisti più importanti e sensibili degli ultimi decenni».
Esprime il suo cordoglio anche il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Massimo Bray: «La scomparsa di Carlo Mazzacurati priva il cinema italiano di un interprete di grande originalità, capace di raccontare con intelligenza il suo territorio, la sua preziosa identità di storia e memoria, nel confronto con il mondo globale».
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