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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2014 alle ore 11:50.

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Qualche minuto dopo l'arrivo della notizia sulla nuova iscrizione di Silvio Berlusconi nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta Ruby ter, pronta arriva la reazione indignata dell'ex premier e leader di Forza Italia. E arriva sotto forma di un messaggio inviato all'XI Incontro Internazionale di Giurisprudenza organizzato dal presidente dell'Associazione interparlamentare di amicizia Italia-Brasile, Domenico Scilipoti.

«Quello della giustizia è davvero uno dei primi problemi del Paese - scrive Silvio Berlusconi -. Un problema che investe tutti gli ambiti della nostra vita: dalle libertà fondamentali, alla rappresentanza democratica, all'economia. E questo sistema mina dal profondo ogni aspetto del nostro vivere civile. Chiunque abbia avuto a che fare con un tribunale sa di cosa parlo. Hanno il coraggio di chiamare tutto ciò giustizia! In ogni aula di tribunale c'è una scritta 'La legge è uguale per tuttì. Nell'Italia di oggi potremmo tranquillamente dire: 'la legge è ugualmente ingiusta per tutti i cittadinì».

"Resto in campo"
«In questi venti anni, ogni giorno, una certa magistratura politicizzata alleata con la sinistra ha cercato di distruggere l'unico ostacolo che si frapponeva tra loro e il potere, cioé Silvio Berlusconi e il suo partito: Forza Italia" incalza il Cavaliere. Ma non è andata così, assicura, «io sono qui e resto qui, sentendo su di me chiara e forte tutta la responsabilità che mi viene dalla fiducia e dal voto dei cittadini». «Resto in campo, più convinto che mai di dover combattere fino alla fine per veder prevalere quello in cui credo profondamente. Quello in cui, insieme a me, credono milioni di italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi». «Per quattro volte, negli ultimi venti anni, una azione di una certa magistratura ha ribaltato gli equilibri che gli elettori avevano deciso per il nostro Paese» insiste ancora Berlusconi. Per quattro volte la libera espressione del consenso è stata calpestata e ribaltata».

La decadenza
Infine, l'ultimo atto, secondo il Cavaliere: per votare «la mia decadenza hanno
ancora una volta calpestato ogni principio del diritto e della sua civiltà millenaria, applicando retroattivamente la legge, contro la Costituzione, contro la Convenzione Europea dei diritti dell'uomo, ma soprattutto contro una regola antica come l'uomo, fondamento stesso del Diritto Romano e del vivere civile».

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