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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2014 alle ore 11:13.

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Scade oggi il termine per il pagamento della maggiorazione Tares, con la quale lo Stato incasserà da cittadini e imprese un miliardo di euro, ma è soprattutto con il passaggio alla Tari, la componente rifiuti della nuova imposta unica comunale (Iuc) introdotta dalla legge di stabilità, che nel 2014 si registrerà un vero e proprio salasso per le imprese dei servizi e del terziario di mercato. Lo dice Confcommercio, a fronte di un'analisi sugli effetti delle maggiorazioni tariffarie per le imprese dei servizi e del terziario di mercato, effettuata su un campione di sei grandi regioni: Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia.

Dall'analisi emerge, infatti, la pesante incidenza della Tari sulle attività economiche in questi settori con un incremento medio dei costi pari al 302 per cento; per alcune tipologie commerciali, in particolare, gli aumenti saranno ancora più salati, come nel caso dei negozi di ortofrutta, pescherie, fiori e piante (+627%), delle discoteche (+568%), dei ristoranti e pizzerie (+548%).

Si tratta di incrementi ingiustificati, rileva Confcommercio, che trovano peraltro riscontro anche nel dato medio nazionale, derivanti essenzialmente dall'adozione di criteri presuntivi e potenziali e non dalla reale quantità di rifiuti prodotta; una pesante penalizzazione per il sistema delle imprese che impone la necessità di rivedere al più presto la struttura dell'attuale sistema di prelievo affinché rifletta la reale produzione di rifiuti ridefinendo con maggiore puntualità coefficienti e voci di costo e distinguendo tra utenze domestiche e non domestiche.

Gli effetti per le imprese del commercio, del turismo e dei servizi
Per verificare nel dettaglio l'andamento delle maggiorazioni tariffarie previste sul territorio nazionale sono stati analizzati - scrive Confcommercio - i dati di sei grandi Regioni campione (due del Nord, Lombardia e Piemonte, due del Centro, Toscana e Lazio, e due del Sud, Puglia e Sicilia). È stata, quindi, effettuata una comparazione delle tariffe medie effettive applicate dagli enti locali nel sistema di tassazione Tarsu dei rifiuti urbani e quelle applicate dagli stessi al momento del passaggio alla tariffa Tares, e che pertanto si ripeterà con il passaggio alla Tari.
Dall'analisi dei dati (si vedano le tabelle) emerge un generalizzato e omogeneo aumento della tassazione determinato dal nuovo tributo e la grave incidenza del prelievo sulle attività economiche considerate. Secondo l'elaborazione, l'incremento medio dei costi per il servizio urbano dei rifiuti nelle regioni considerate sarà del 302% con punte, sempre in media, particolarmente elevate per alcune tipologie di attività: +627% per un fruttivendolo, una pescheria o un fioraio (sup. media 100 mq); +568% per una discoteca o un night club (sup. media 200 mq); +548% per un ristorante o una pizzeria (sup. media 200 mq); ma aumenti molto consistenti si avranno anche per un negozio di alimentari (+237%, sup. media 300 mq) o per un albergo senza ristorante (+216%, sup. media 200 mq).
Risulta, dunque, in maniera evidente - rileva Confcommercio - il pesante aumento di fiscalità che il passaggio al nuovo tributo dal 1° gennaio 2014 comporta. Una situazione che, anche in considerazione dell'attuale crisi economica, è davvero insostenibile per imprese e famiglie con conseguenti effetti in termini di riduzione dei consumi.

Le proposte
Per superare queste criticità, secondo Confcommercio occorre rivedere completamente la struttura dell'attuale sistema di prelievo affinché, in conformità con il principio comunitario del "chi inquina paga", lo stesso rifletta in modo puntuale la reale produzione dei rifiuti da parte delle utenze domestiche e non domestiche. Bisogna, poi, ridisegnare gli indici e le voci di costo che determinano i coefficienti in termini di ripartizione tra quota fissa e variabile e tra componente domestica e non domestica. E allo stesso modo è importante formalizzare specifiche linee guida tecnico-operative per individuare un range di costi standard a totale copertura del servizio, affinché anche questa voce possa venire imputata, da parte dei comuni, in maniera uniforme sul territorio.

In particolare, occorre individuare e definire in maniera puntuale:
•costi del servizio: avvicinare e rendere operativo il riferimento ai fabbisogni standard cui il comune deve riferirsi nella determinazione dei costi del servizio (ma solo a partire dal 2016) determinando nelle more di linee guida specifiche, un preciso range dal quale i comuni non possano discostarsi;
•utenze domestiche e non domestiche: prevedere criteri oggettivi per la ripartizione del peso del nuovo tributo;
•coefficienti: superare la logica presuntiva del cd. Metodo normalizzato e introdurre coefficienti di produttività determinati sulla base di campagne di pesatura che rispecchino la reale produzione di rifiuti;
•agevolazioni/riduzioni: introdurre criteri premiali per la raccolta differenziata e riconoscere le differenze di qualità del rifiuto prodotto (alleggerendo il carico sulle attività economiche a elevata produzione di rifiuto differenziato) e di quantità (considerando la stagionalità di alcune attività).

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