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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2014 alle ore 08:17.

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FIRENZE
L'industria torna al centro della politica europea, grazie a una nuova strategia di rilancio - condensata nell'"Industrial compact" approvato mercoledì scorso dalla Commissione Ue su proposta del vicepresidente responsabile Industria e imprenditoria, Antonio Tajani - che potrà funzionare solo con un'alleanza forte tra Ue e Regioni. Tajani lo ha spiegato ieri a Firenze, a due giorni dal varo del documento che ha richiesto quattro anni di lavoro. «Abbiamo puntato 100 miliardi di fondi regionali nel periodo 2014-2020 per realizzare un sostegno vero all'industria: ora starà alle amministrazioni locali utilizzare bene questi soldi, e non disperderli nelle sagre della salsiccia o nei finanziamenti a pioggia», ha ammonito il vicepresidente della Commissione Ue al convegno sulla nuova politica industriale organizzato da Banca Cr Firenze (gruppo Intesa Sanpaolo) e Confindustria Toscana Piccola industria.
I 100 miliardi di fondi europei diretti alle Regioni, che salgono a 150 con quelli destinati a ricerca e innovazione e alla competitività delle Pmi, potranno «produrre un effetto leva, a livello europeo, di 1.000 miliardi di euro - ha aggiunto Tajani, impegnato in una missione di due giorni in Toscana - a patto che si crei una grande collaborazione con le istituzioni locali». La sfida per reindustrializzare l'Europa - con l'obiettivo di riportare il peso della manifattura dall'attuale 15,1-15,2% al 20% entro il 2020, creando milioni di posti di lavoro e sconfiggendo la disoccupazione giovanile - si giocherà dunque sul rapporto con i territori.
La Toscana risponde subito «sì» all'appello dell'Ue: «La ricostruzione dell'industria è un nostro obiettivo dal 2010, quando non era così scontato come oggi - ha spiegato il presidente regionale, Enrico Rossi - e per raggiungerlo contiamo di spendere e rendicontare tutti i fondi europei della precedente programmazione entro il 2015. Ma abbiamo anche deciso, unici in Italia, di anticipare quasi 100 milioni per far partire i nuovi bandi già nell'aprile prossimo, in modo da non interrompere le erogazioni». Su un terreno, però, Rossi fa autocritica: «Dobbiamo cambiare il sistema della formazione regionale - ammette il presidente - perché com'è non serve all'impresa. Finora abbiamo usato i fondi sociali per alimentare il sistema dei formatori più che quello della formazione, adesso dobbiamo cambiare marcia se vogliamo ritrovare la centralità dell'industria».
La richiesta di maggior efficienza regionale arriva anche da Confindustria Toscana, che apprezza l'"Industrial compact" europeo e preme per accelerare il rilancio dell'industria locale proprio ora che si intravede qualche segnale di ripresa: «Servono più investimenti e un'internazionalizzazione più efficace e mirata - ha affermato Pierfrancesco Pacini, presidente degli industriali toscani - così come serve più credito con il rilancio di un sistema di garanzie efficiente. E serve un test di competitività da effettuare su tutte le normative regionali esistenti che impattano sulle imprese, per verificarne l'"effetto freno" sull'attività d'impresa e provvedere alle necessarie correzioni».
La liberazione dell'impresa dai lacci e dalla burocrazia che ne ostacolano lo sviluppo è obiettivo prioritario per Alberto Baban, presidente della Piccola industria di Confindustria: «La politica non ha capito quanto è conveniente rendere libera l'impresa - ha spiegato Baban - Invito gli imprenditori a non mollare, e a difendere l'industria su tutti i piani perché solo così possiamo farcela a superare la crisi».
L'idea che solo la manifattura possa essere l'antidoto alla crisi dell'Europa e dell'Italia è ormai patrimonio comune, ma ha bisogno di essere declinata in provvedimenti concreti. «Il mondo continua a crescere al ritmo del 3% - ha spiegato Gian Maria Gros Pietro, presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo - e l'unico modo per il nostro Paese di rimanere agganciato alla crescita è difendere la manifattura. Ma per farlo non è detto che si debbano escludere interventi pubblici, perché le imprese spesso hanno limiti nella loro capacità di prevedere nello spazio e nel tempo, e possono aver bisogno di qualcuno che indichi loro la direzione».
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Lo scenario
IL PIL E LE COMPONENTI DELLA DOMANDA INTERNA
Variazione % 2007-13 su dati a prezzi correnti
PROPENSIONE ALL'EXPORT A CONFRONTO
Export in % valore aggiunto totale
PROPENSIONE A BREVETTARE, 2011
Domande di brevetto all'Epo per milioni di addetti
PRINCIPALI MERCATI DI SBOCCO DEL SETTORE MANIFATTURIERO
(in %, 2012)

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