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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2014 alle ore 06:41.

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I tempi supplementari stanno per esaurirsi. La proroga concessa dall'agenzia delle Entrate per l'invio delle informazioni principali relative ai movimenti bancari del 2011 scadrà venerdì 31 gennaio. Istituto di credito e gli altri intermediari finanziari dovranno concludere le operazioni di invio relative all'anno 2011. Sull'autostrada digitale costruita dal Fisco anche dopo gli input arrivati dal Garante della privacy viaggeranno, tra le altre, le informazioni relative ai saldi di inizio e fine anno e il totale dei movimenti in entrata e in uscita dai conti correnti. Nessun elenco dettagliato, quindi, ma un patrimonio di dati destinato a rendere molto più ricco l'arsenale di strumenti nella lotta contro l'evasione fiscale.
E dopo? L'invio è solo il primo passo in vista della «fase 2», in cui sarà l'amministrazione finanziaria a stabilire come si arriverà alle liste selettive di contribuenti da mettere sotto controllo. Per ora si sta ancora lavorando. Il meccanismo delineato dal decreto salva-Italia di fine 2011 "girerà" intorno a degli algoritmi: formule matematiche che consentiranno di estrarre ed elaborare i dati della SuperAnagrafe dei conti correnti. Formule che dovranno portare a evidenziare delle possibili anomalie a livello solo finanziario. Per esempio, potrebbero essere connesse alla proporzione tra saldi e totale dei movimenti, o al numero di rapporti intestati o ancora alla localizzazione di quei rapporti (in pratica se si è intestatari di conti correnti in aree e zone diverse). È sicuramente la fase più delicata da cui dipenderà la riuscita di tutta l'operazione, che è finalizzata a un'analisi di rischio del contribuente con maggior grado di precisione. Delicata anche perché il nuovo redditometro è una "scottatura" troppo recente per non essere presa in considerazione. Uno degli appunti del Garante della privacy (tradotti poi nel provvedimento del 21 novembre scorso) era proprio relativo ai metodi di profilatura dei contribuenti e alla corretta attribuzione dei dati. Se l'occhio dell'Authority dovesse rilevare problemi sulla «fase 2», tutta l'operazione rischierebbe un brusco rallentamento.
Del resto l'analisi del rischio evasione non si fonderebbe (né potrebbe) solo sulle anomalie finanziarie, che di per sé sono poco o per nulla rilevanti per il Fisco. All'elenco vero e proprio dei soggetti da controllare si arriva necessariamente attraverso un incrocio con le informazioni fiscali (relative per esempio alla dichiarazione dei redditi) e patrimoniali già presenti in Anagrafe tributaria. Ed è su questo aspetto che torna in gioco la qualità dei dati a disposizione. Perché un indizio di evasione - poi tutto da riscontrare - potrebbe nascere a fronte di movimenti finanziari cospicui e redditi bassi dichiarati o altri indicatori di capacità contributiva (auto, immobili, spese di lusso). Un sospetto che è tanto più forte se poggia su dati pienamente attendibili.
Il problema è stato sottolineato, poco più di un anno fa, dalla relazione conclusiva della commissione parlamentare di vigilanza sull'Anagrafe che aveva messo in luce almeno tre elementi di criticità: mancanza di standard omogenei di raccolta e classificazione delle informazioni che arrivano spesso da soggetti privati (come nel caso dei movimenti bancari o dello spesometro), esigenza di una formazione per chi immette i dati, effettivo utilizzo. Tre questioni che incombono sulla SuperAnagrafe, visto che tutta la fase di selezione verrà gestita a livello centrale per poi inviare gli elenchi agli uffici territoriali, che saranno chiamati a suffragare quei sospetti e a dimostrare che l'analisi di rischio abbia effettivamente portato a scovare dei veri evasori.
Quella poi dell'incasso effettivo delle somme contestate dal Fisco è tutta un'altra storia.
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