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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2014 alle ore 15:35.
L'ultima modifica è del 27 gennaio 2014 alle ore 20:32.

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PALERMO - C'è chi dice che in totale sono quasi 50mila e chi invece si limita a dire solo che sono di meno. In comune hanno solo una cosa: sono in attesa dello stipendio. Che per una parte di loro potrebbe arrivare nel giro di qualche giorno mentre gli altri dovranno aspettare un po' di più. La questione, come sempre capita in Sicilia, non è semplice né lineare.

Perché dei circa 50mila sono 30mila i dipendenti della Regione siciliana in attesa dello stipendio e per loro le cose dovrebbero sistemarsi già per i primi di febbraio: sistemate alcune tabelle del Bilancio cambiate dopo l'impugnativa del commissario dello Stato Carmelo Aronica il documento sarà pubblicato mercoledì sulla Gazzetta ufficiale della regione siciliana. Questo dovrebbe consentire il pagamento degli stipendi.

Cosa diversa, invece, è quella che riguarda altri lavoratori (circa ventimila, secondo stime) che non sono dipendenti della Regione ma di enti in qualche modo collegati a essa, o di partecipate oppure di enti diversi come i teatri: per loro le cose sono molto più complicate perché le risorse necessarie erano inserite nella legge di Stabilità per il 2014 in gran parte impugnata dal commissario dello Stato (37 articoli su 43): l'impugnativa all'Allegato 1, per esempio, ha ridotto lo stanziamento da oltre 260 milioni a una cinquantina e quei duecento milioni saltati servivano a finanziare decine di enti, lavoratori, teatri, fondazioni.

La sorte di circa ventimila persone in queste ore è il vero nodo da sciogliere perché si tratta di una vera e propria emergenza sociale. Ma per correre ai ripari bisogna prima comprendere come riproporre la manovra finanziaria della regione senza incorrere in nuove impugnative. Punto non secondario considerato che il governo regionale aveva inizialmente, in maniera informale, incassato un sostanziale via libera del commissario dello Stato sulla manovra: i giudizi sul documento, a quante pare, sarebbero stati più che positivi. Cosa sia accaduto non è dato sapere.

Certo è che ora, dopo le polemiche roventi degli ultimi giorni, quei ventimila che rischiano lo stipendio impongono di trovare una soluzione. Sbrogliando la matassa più ingarbugliata del bilancio regionale: quella dei residui attivi e passivi, ovvero di crediti (in molti casi inesigibili) e debiti (in molti casi in perenzione) che costituiscono il bozzolo tumorale di un bilancio proprio per questo precario. Tutti oggi provano a dare la croce all'assessore all'Economia Luca Bianchi, che pure aveva incassato i complimenti del commissario dello Stato prima che la Legge di stabilità arrivasse all'Assemblea regionale.

«Noi – dice Bianchi – per la prima volta abbiamo provato ad affrontare il tema dei residui ricostituendo quel fondo che gli altri in passato avevano svuotato». C'erano 2,5 miliardi nel fondo a garanzia dei residui e sono spariti: «Ci si chiede perché in passato dal commissario dello Stato, inteso come istituzione, non siano arrivati rilievi su questo punto. Noi abbiamo cominciato ad affrontare il problema destinandovi 100 milioni, mettendo la prima pietra. Ma se così non va bene allora è necessario trovare una soluzione e la devono trovare i due governo (regionale e nazionale). Io credo che l'interpretazione sui residui data dal Commissario dello Stato, che ha ripreso le valutazioni della Corte dei conti sul bilancio 2012, siano caratterizzate da eccessiva leggerezza: penso che sul piano giuridico questo sia un pericoloso precedente persino per lo Stato».

Ma al di là della valutazione tecnica, Bianchi rivendica il lavoro fatto giusto per dare una risposta a chi, approfittando dell'impugnativa, attacca proprio l'assessore all'Economia: «È il primo anno che riusciamo a garantire tagli per 400 milioni e nuove uscite solo per 15 milioni. Questo non va dimenticato: noi abbiamo sempre lavorato in sintonia con il ministero dell'Economia. Per quanto riguarda i residui va trovata una soluzione: noi stiamo preparando una relazione in cui spiegheremo in dettaglio la correttezza del percorso fatto».

Sul punto il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, che deve incontrare i rappresentanti del governo nazionale, è chiaro: «Non possono chiederci di cancellarli tutti in una sola Finanziaria. E poi non dobbiamo dimenticarci che ci sono anche i residui passivi. Somme, insomma, delle quali la Regione è creditrice spesso proprio dallo Stato. Quindi discuteremo anche di questo. Dobbiamo trovare una exit strategy immediata e poi lavorare a una manovra di bilancio concordata con Roma e col Commissario».

L'incontro romano con il premier Enrico Letta, comunque, è rinviato: «Certamente non lascerò la città mentre brucia» ha detto Crocetta mentre in queste ore a Palazzo d'Orleans si è costituita una vera e propria task force che punta a trovare una soluzione ai problemi creati dall'impugnativa».

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