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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2014 alle ore 15:54.
L'ultima modifica è del 28 gennaio 2014 alle ore 17:17.

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La Procura di Benevento ha iscritto nel registro degli indagati l'ex ministra Nunzia De Girolamo al termine della prima tranche di interrogatori di questa mattina. Una «iscrizione tecnica», spiegano ambienti giudiziari sanniti. «Non ho ricevuto nessun avviso di garanzia, né un invito a comparire», continua però a sostenere la deputata. A cui fa eco il suo avvocato, Angelo Leone, che ribadisce che «allo stato non abbiamo alcuna comunicazione».

Il che è assolutamente vero. Infatti, il pool titolare del fascicolo sulla sanità beneventana (pm Giovanni Tartaglia Polcini, Nicoletta Giammarino e Flavia Felaco) non ha firmato alcun provvedimento investigativo «pubblico» tale da essere conoscibile dall'indagato. È probabile che, nei prossimi giorni, la parlamentare possa incontrare, con l'assistenza del proprio legale, i magistrati e chiarire gli aspetti più inquietanti di una spy-story in cui si intrecciano registrazioni nascoste, appalti da milioni di euro e guerre di potere politico tra il centrodestra e il centrosinistra in quella che era fino a poco tempo fa, unanimamente, considerata la provincia più sonnolenta della regione.

Ieri, è stata ascoltata in qualità di persona informata dei fatti Emma Bianco, dirigente responsabile del Provveditorato-Economato dell'Asl Benevento. Oggi, invece, è toccato a Giovanni De Masi, caposervizio del provveditorato all'Asl. Colloqui con gli inquirenti che servono, da un lato, a leggere meglio gli indizi contenuti nelle «intercettazioni» realizzate dall'ex direttore amministrativo dell'Asl, Felice Pisapia, e dall'altro a rafforzare e riscontrare i precedenti interrogatori sull'uso disinvolto («come un bancomat», dicono in Procura) dei mandati di pagamento liquidati dall'azienda sanitaria locale, e sulle ingerenze del mondo della politica.

La Guardia di Finanza al momento sta lavorando sul bando di gara, da 12 milioni di euro, per il servizio di 118 aggiudicato alla Sanit. Si tratta di un appalto al centro delle registrazioni consegnate da Pisapia agli inquirenti di cui parlano oltre agli stessi Pisapia e De Girolamo, il direttore generale dell'Asl Michele Rossi, quello sanitario Mino Ventucci e due collaboratori della deputata, il giornalista Luigi Barone e l'avvocato Giacomo Papa. Tutti riuniti a casa del politico.

Dell'iscrizione della De Girolamo avevano discusso ieri mattina, in una riunione allargata agli ufficiali della Guardia di finanza che si stanno occupando del caso, i magistrati. Solo oggi, però, il suo nome è stato formalmente inserito nella tranche che punta ad accertare il ruolo da lei ricoperto in quello che il gip Flavio Cusani ha definito «ristretto direttorio politico-partitico costituito, al di fuori di ogni norma di legge, da componenti esterni all'amministrazione» che si «occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto di gestione» dell'Asl beneventana.

La possibilità che, a prescindere dalla posizione della De Girolamo, si apra e si allarghi un fronte investigativo «politico» è assai concreta, stando almeno ai rumors che arrivano da Benevento. E non è escluso che, nelle prossime settimane, possano essere convocati, come testimoni, quei politici che – a vario titolo – sono stati indicati come «sponsor» di funzionari e dirigenti dell'Asl. I pm, infatti, nella delega di indagini affidata alla guardia di finanza qualche giorno fa hanno ribadito la necessità di analizzare a fondo i contratti con le ditte «Modisan» (ritenuta vicina al centrodestra), «Crisalide» e «Sanit» oltre che gli accreditamenti, i convenzionamenti e i rimborsi alle strutture sanitarie collegate all'Asl.

Il sospetto degli inquirenti è che possa esserci stata una turbativa d'asta per favorire specifiche aziende per tornaconto elettorale e che importanti studi professionali del capoluogo sannita abbiano funzionato da società «cartiere» per creare provviste finanziarie occulte grazie ai mandati di pagamento «facili» emessi dall'azienda sanitaria locale. Intanto, nel filone in cui è coinvolto – con le accuse di peculato e truffa – lo stesso Pisapia, sottoposto all'obbligo di dimora nel Salernitano, è stata firmata dal giudice delle indagini preliminari una ordinanza cautelare nei confronti di Giovanni Cirocco, amministratore di fatto di due società - Gerim A e New Center - che avrebbero emesso fatture irregolari per importi superiori ai 400 mila euro. Il gip, contestualmente, ha disposto il sequestro di beni dell'imprenditore per circa mezzo milione di euro.

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