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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2014 alle ore 06:42.
Ci sono le schede di dimissioni dell'ospedale Israelitico, dietro l'ipotizzata truffa ai danni della Regione Lazio compiuta da Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps, che all'epoca dei fatti ricopriva la carica di direttore generale del nosocomio romano.
Il manager pubblico, che raccoglie diversi incarichi con altri enti, è indagato esclusivamente del reato di truffa aggravata al Sistema sanitario nazionale, per una appropriazione di 85 milioni di euro, che sarebbero circa 14 milioni di rimborsi irregolari e 71 milioni di «ingiusto vantaggio». Agli atti dell'indagine coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, però, non ci sarebbero i crediti «non esigibili» che Mastrapasqua avrebbe ceduto all'Inps per riassettare le casse dell'ospedale.
L'indagine, dunque, è abbastanza circoscritta a fatti già individuati e che, tra l'altro, rischiano di finire in prescrizione. Perché nei mesi scorsi i magistrati di piazzale Clodio hanno già individuato gli autori che avrebbero falsificato le schede di dimissioni dei pazienti. Si tratta dell'ex responsabile legale Giorgio Coen, dell'allora direttore sanitario Giovanni Luigi Spinelli (indagato in questo secondo fascicolo assieme anche a Ferdinando Romano, ex direttore regionale programmazione e risorse sanità) e di altri otto odontoiatri.
Mastrapasqua, stando all'accusa preliminare presentata dei pubblici ministeri, sarebbe sostanzialmente stato a conoscenza di questo sistema, tanto da finire nel registro degli indagati con l'accusa di truffa aggravata. Dai riscontri dei carabinieri del Nucleo antisofisticazione (Nas), infatti, emerge che i medici «dichiaravano falsamente di aver effettuato nei confronti di pazienti prestazioni di gengivo-plastica con innesto osseo in luogo delle reali prestazioni erogate (estrazioni e riparazioni dentali)», per poi «compilare falsamente la scheda di dimissione ospedaliera riportandovi la falsa diagnosi di “atrofia della cresta alveolare”».
Attraverso questa ipotizzata falsificazione degli atti, avrebbero poi presentato «richieste di rimborso al Servizio sanitario nazionale con riferimento alle più onerose prestazioni in realtà mai erogate». Le «schede di dimissioni» manipolate, secondo le stime investigative, sarebbero ben 12.164, per una somma complessiva di circa 14 milioni di euro, ai quali sono da aggiungere altri 71 milioni rappresentati dall'ingiusto profitto per il nosocomio.
Aggiornamento del 9 luglio 2021: Il procedimento penale, diviso in due tronconi, è stato definito, quanto all’accusa di truffa aggravata, con decreto di archiviazione del Gip di Roma, in data 4 luglio 2017 e, quanto all’accusa di falso, con sentenza di non luogo a procedere per estinzione del reato per intervenuta prescrizione del Gup di Roma, in data 27 gennaio 2020
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SOTTO LA LENTE
12.164
Le schede manipolate
Secondo le stime investigative, sarebbero ben 12.164 le schede di dimissione manipolate nel corso della truffa
14 milioni
I rimborsi
A tanto ammontano i rimborsi irregolarmente percepiti
71 milioni
Il vantaggio
È la somma che rappresenta l'ingiusto profitto percepito dall'ospedale Israelitico