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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2014 alle ore 12:40.
L'ultima modifica è del 29 gennaio 2014 alle ore 12:54.

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A un mese dal suo varo in consiglio dei ministri, l'esame in Senato del decreto sul finanziamento pubblico dei partiti è ancora alle battute iniziali. Tra oggi e domani il provvedimento dovrebbe ricevere gli ultimi pareri necessari per andare avanti. Poi, da martedì, dovrebbe iniziare il voto in commissione. Ma il condizionale è d'obbligo.

Rischio slittamento di un anno
Già, perché in questa materia troppi sono stati i rinvii e le scadenze non rispettate. E il film sembra pronto per l'ennesima replica. Entro il 26 febbraio, infatti, il provvedimento dovrà ottenere il sì di Camera e Senato per poter entrare in vigore ed avere effetto da subito. Altrimenti, ben che vada, la sostituzione graduale dei fondi pubblici con il meccanismo del due per mille slitterà di un anno e il finanziamento resterà pubblico e diretto per tutto il 2014. E dire che il governo era intervenuto in tutta fretta a dicembre con un decreto per ovviare alle lentezze del Parlamento. Il testo aveva ricevuto infatti il sì della Camera ma non quello del Senato e Letta aveva promesso che la riforma sarebbe entrata in vigore dal 2014.

Le dimissioni del relatore
Cosa è successo nel frattempo? Il relatore del provvedimento, Alessandro Maran (Scelta civica), si è dimesso dall'incarico il 22 gennaio, in polemica con il segretario del Pd Matteo Renzi accusato di «prendere a calci e ridicolizzare Scelta civica». Si è dovuto quindi provvedere alla nomina di un nuovo relatore: Isabella De Monte, senatrice vicina a Renzi. Quindi i pareri al testo e, forse, martedì prossimo il primo voto in commissione. Tempi troppo lunghi per un provvedimento che, nelle intenzioni del governo, doveva andare spedito.

Emendamenti in arrivo
Intanto si comincia a parlare di possibili emendamenti. Isabella De Monte si dice certa che il Movimento Cinque Stelle presenterà modifiche sulle scuole di formazione per i partiti a cui il testo concede laute agevolazioni (i parlamentari grillini hanno annunciato questo intendimento durante la discussione generale del testo). Lo stesso Pd presenterà degli emendamenti per "allineare" le detrazioni delle onlus a quelle dei partiti. Il tutto richiederà tempo. Ma la relatrice per ora è ottimista: «I tempi per l'approvazione ci sono».

Un anno in più di finanziamento pubblico diretto?
E se il decreto dovesse decadere? Secondo De Monte, a quel punto si tornerebbe al Ddl che era stato approvato dalla Camera e che è poi stato scalzato dal decreto del Governo. Ma a quel punto l'entrata in vigore della riforma slitterebbe, come minimo, di un anno non potendo più entrare in vigore dal 2014. E i partiti guadagnerebbero un altro anno di finanziamento pubblico diretto.

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