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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2014 alle ore 06:45.

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Forniture di gas di nuovo a rischio per l'Ucraina. A poche settimane dalla riconciliazione con Kiev, Mosca sta imprimendo una nuova accelerazione alle manovre per distribuire il gas in Europa aggirando il Paese. Inoltre, con un clamoroso voltafaccia, il presidente russo Vladimir Putin ha segnalato ieri che Mosca non onorerà gli accordi per ridurre di un terzo il prezzo del combustibile, né concederà ulteriori prestiti all'Ucraina finché non ci sarà un nuovo governo. Subito dopo le dimissioni del premier Mykola Azarov aveva invece assicurato che la Russia avrebbe proceduto con il salvataggio del Paese anche con l'opposizione al potere.
Il segnale più concreto che sul fronte energetico i giochi non sono ancora fatti è arrivato da due aggiornamenti tecnici relativi a gasdotti. Il più pubblicizzato riguarda South Stream, la maxicondotta che Gazprom punta a mettere in funzione già alla fine del prossimo anno nonostante le polemiche con la Commissione europea – che ha definito «illegali» gli accordi intergovernativi per la sua costruzione – e l'enorme aumento dei costi preventivati, ora a 46 miliardi di dollari (si veda Il Sole 24 Ore del 10 dicembre 2013).
Almeno per la tratta sotto il Mar Nero – alla quale partecipano anche l'Eni, la francese Edf e la tedesca Wintershall – la realizzazione della pipeline potrà davvero cominciare a breve. La South Stream Transport, responsabile del segmento offshore, ha annunciato ieri di aver assegnato i primi contratti per la fornitura di tubi, per un valore di un miliardo di euro: ad aggiudicarseli sono stati una società tedesca, la Europipe, che fornirà la metà del materiale, e due russe, Omk e Severstal, rispettivamente con il 35 e il 15 per cento.
Più sommessa l'altra comunicazione, diffusa dallo stesso Putin: Bruxelles avrebbe concesso a Gazprom l'esenzione dall'obbligo di accesso a terzi per Opal, un gasdotto tra Germania e Repubblica Ceca che si connette con North Stream, altra pipeline che rifornisce l'Europa bypassando l'Ucraina e che finora – anche per il "problema Opal" – veniva riempita solo per metà.
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