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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2014 alle ore 12:00.
L'ultima modifica è del 30 gennaio 2014 alle ore 13:20.

Quasi un italiano su tre, il 30,8%, non riesce ad arrivare a fine mese con le proprie entrate. L'Italia ha paura del futuro: oltre l'88% degli italiani ritiene che la condizione economica del Paese nell'ultimo anno sia «totalmente o parzialmente peggiorata». Sette su dieci, il 69,9%, hanno constatato, nel corso del 2013, una perdita del proprio potere di acquisto (24,1% "molto" e il 45,8% "abbastanza"). Il 25,1% ha riscontrato invece una riduzione minima della capacità di fare acquisti attraverso le proprie entrate. È questo il Paese tratteggiato nel Rapporto Italia 2014 dell'Eurispes.
Italiani schiavi delle rate anche per le cure mediche
Dal report emerge che gli italiani sono sempre più schiavi delle rate, anche per far fronte alle spese mediche. Alle rate ha fatto ricorso il 29% degli italiani per effettuare acquisti. Il pagamento rateizzato è diffuso soprattutto per comprare beni considerati "durevoli": elettrodomestici (37%), automobili (36,4%), computer e telefonini (22,7%), arredamento (23,5%) e non per lussi o beni deperibili (alimentari, viaggi, vestiti). Ma è "preoccupante" considerare che il 22,4% ricorre alla rateizzazione per far fronte anche alle cure mediche.
Emigrano sempre di più (soprattutto i giovani)
Gli italiani emigrano: secondo il Rapporto dell'Eurispes negli ultimi dieci anni la cancellazione di cittadini italiani per trasferimenti all'estero è passata da 50mila a 106mila unità, registrando un aumento tra il 2011 ed il 2012 pari al 28,8%. Sono interessati soprattutto i giovani under 35. Tra i Paesi prescelti dagli italiani che intendono trasferirsi, compaiono la Germania, meta preferita dai giovani laureati, la Svizzera e il Regno Unito. Nella ricostruzione degli spostamenti migratori del nostro Paese, anche il flusso di quelli interni assume un carattere rilevante: nel 2011 oltre 173mila sono, infatti, gli spostamenti di cittadini dalle regioni del Meridione a quelle del Centro-Nord dell'Italia.
Il ricorso ai compro oro
Il 18,7% del campione ricorre al "compro-oro". La rilevazione dello scorso anno faceva registrare un'impennata del ricorso alla vendita di beni preziosi presso questi particolari negozi apparsi come funghi, nel giro di pochi anni, sia nelle città sia nei piccoli paesi di provincia. Il numero di quanti dichiaravano di essersi rivolti ad un "compro-oro" passa quindi dall'8,5% del 2012 al 28,1% del 2013. Il calo di quasi 10 punti percentuali può essere interpretato - spiega l'Eurispes - come un fenomeno legato all'esaurimento progressivo dei beni preziosi in possesso degli italiani. Il 46,3% di chi ha fatto ricorso ai "compro-oro" è motivato dalla necessità di sopperire alle esigenze quotidiane, mentre il 30,4% lo ha fatto per disfarsi di beni inutilizzati. Inoltre, il 19,8% di quanti hanno fatto ricorso ai "compro-oro" lo ha fatto per far fronte alle spese mediche e il 20,3%, invece, per saldare i debiti. Infine, il 15,8% degli intervistati ha venduto beni/oggetti su canali online di compravendita (es. e-Bay) e il 10,1% ha preso soldi in prestito da privati (non parenti/amici) non potendo accedere a prestiti bancari.
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