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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2014 alle ore 14:09.
L'ultima modifica è del 01 febbraio 2014 alle ore 14:43.

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L'inchiesta è esplosa come una bomba ad alto potenziale nei giorni scorsi. Ma che qualcosa non funzionasse a dovere nei rapporti che Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps dal 2008 e contemporaneamente direttore generale, cioè "dominus", dell'Ospedale Israelitico di Roma, intrattenesse tra i due enti e quindi con se stesso era già noto molto tempo fa. Noto ma inascoltato.

Ad accorgersene tra i primi il magistrato della Corte dei conti, Antonio Ferrara, deputato al controllo dell'ente pubblico che eroga prestazioni per oltre 300 miliardi l'anno. L'allarme era celato tra le righe della sua relazione sul bilancio Inps del 2012. A pagina 155 del lungo referto Ferrara rileva che ammontano a 304 milioni di euro i residui di crediti ceduti all'Inps dagli enti morali ospedalieri su cui «sono in corso approfondimenti collegati ai provvedimenti straordinari di sospensione della remunerazione di prestazioni sanitarie incidenti sugli importi ceduti».

Guarda caso l'Ospedale Israelitico guidato da Mastrapasqua era fra questi. E, al di là del gergo formale, quel richiamo è chiaro. Occhio a quei crediti che l'Inps ha incassato perché – se la Regione non pagherà perché inesigibili o, peggio, truccati – il danno sarà tutto in carico all'Inps.

Profetico il giudice contabile alla luce dell'inchiesta che vede indagato Mastrapasqua. Ma quel richiamo non era isolato. Il giudice contabile scrive una nota alla direzione generale dell'Inps e ai sindaci sulla problematica dei crediti degli ospedali convenzionati tra cui la clinica gestita da Mastrapasqua, il 15 gennaio del 2013, oltre un anno fa. E poi ancora. Appena appreso del decreto con cui il presidente della Regione Zingaretti blocca i pagamenti alla clinica, Ferrara esorta l'Inps a intraprendere azioni di tutela. Del resto la requisitoria sulle cartelle cliniche è impietosa.

Dei 12.981 ricoveri esaminati il 94% (pressoché tutti) sono incongrui e inappropriati. Cartelle truccate per ottenere soldi dalla Regione che non spettavano. Scatta a questo punto la ricognizione dentro l'Inps. Scambio di lettere tra i vari dirigenti ed ecco il quadro: tra il 2000 e il 2007 l'Ospedale gestito da Mastrapasqua (più un'altra clinica romana) hanno posizioni per quasi 10 milioni di euro. E tra il 2008 e il 2103 il conto sale di altri 18 milioni. Totale 28 milioni. Su cui l'Inps ora dovrà procedere con la messa in mora del debitore per un recupero coattivo.

Ma Mastrapasqua sapeva se quei crediti che girava dall'Ospedale israelitico all'Inps (dove creditore e debitore erano di fatto la stessa persona) erano regolari e sarebbero stati pagati? O se invece c'era il rischio, come segnalato dalla Corte dei conti, che fossero inesigibili e quindi fittizi per le casse dell'Inps? Sarà la magistratura ad accertarlo, ovviamente. Sta di fatto che, al di là del profilo penale, c'è un profilo di opportunità. Concentrare un poderoso conflitto d'interessi nelle mani di Mastrapasqua, contemporaneamente debitore privato e creditore pubblico. Nel caso di controversie chi tutelare? La clinica privata che gestisce da una decina d'anni o il colosso pubblico che guida da 5 anni?

Il sospetto è evidente e palese. Basti pensare che lo stesso Ospedale Israelitico, come emerge dal decreto Zingaretti, fece ricorso al Tar per costringere la Regione Lazio a pagare prestazioni erogate dal 2006 al 2009 per circa 12 milioni. C'era un contenzioso in atto e quindi qualche alea di dubbio che quei crediti potessero non essere pagati Mastrapasqua doveva pur averla. Eppure, come documentano gli atti, l'Ospedale ha continuato a girare all'Inps (Mastrapasqua a se stesso ancora una volta) crediti fino a tutto il 2013. Come se tutto fosse appianato e regolare. Come si è visto non era così. Mastrapasqua, Giano bifronte, avrebbe fatto la sua scelta. Tra tutelare la "sua" clinica e il moloch pubblico da 300 miliardi di attività avrebbe evidentemente preferito la prima strada.

Ipotesi ovviamente. Occorrerà aspettare la fine dell'inchiesta. Ma comunque andrà c'è un vulnus. Non si affida un regno monocratico pubblico così imponente a un uomo che ha decine di incarichi in società private. Il conflitto d'interesse è marchiano. E la politica e chi decide le nomine pubbliche hanno fatto finta di non vedere.

Aggiornamento del 9 luglio 2021: Il procedimento penale, diviso in due tronconi, è stato definito, quanto all’accusa di truffa aggravata, con decreto di archiviazione del Gip di Roma, in data 4 luglio 2017 e, quanto all’accusa di falso, con sentenza di non luogo a procedere per estinzione del reato per intervenuta prescrizione del Gup di Roma, in data 27 gennaio 2020

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