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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2014 alle ore 18:02.
L'ultima modifica è del 01 febbraio 2014 alle ore 19:53.
HONG KONG- Non era mai accaduto che quaggiù trovassero il tempo per fermarsi e commuoversi, rinunciando per qualche istante a fare soldi. E' accaduto per Sir Run Run, morto qualche settimana fa all'età di 107 anni, onorato e rispettato da tutti i sette milioni di abitanti di Hong Kong.
Run Run Shaw, versione inglesizzata dell'originale Shao Yi Fu, qui vuol dire cinema: lo ha inventato lui a Hong Kong, producendo in mezzo secolo "forse 800, forse 900 film, non ricordo". Di Clear Water Bay, dall'altra parte dell'isola, rispetto alla baia sulla quale guarda la città, ha fatto la Hollywood asiatica. Cappa e spada, drammi d'amore, filmoni epici e storici, soprattutto la grande stagione del kung fu e di Bruce Lee.
Alla comunità del business per tradizione piuttosto avara, Sir Run Run ha imposto l'abitudine alla donazione per il bene di Hong Kong: sangue per i malati, case per i poveri, istruzione per i figli degli immigrati. Alla gente ha regalato la prima televisione privata e gratuita.
Tempo preso in prestito
La morte di un uomo che aveva determinato con tale forza le qualità di Hong Kong, ha posto i suoi abitanti di fronte alla loro ennesima crisi d'identità. "Con Sir Run Run muore il cinema di Hong Kong", è stato il tema di un intenso dibattito; la città ha perso irrimediabilmente la sua natura, la sua peculiarità culturale. E' l'indizio di quella sindrome che negli anni Sessanta un giornalista anglo-australiano, Richard Hughes, definì come "Luogo preso in prestito per un tempo preso in prestito".
Hughes si riferiva all'essenza di Hong Kong, un territorio che gli inglesi avevano in gran parte preso in affitto dall'impero cinese a metà del XIX secolo, e che avrebbero dovuto restituire dopo un secolo. Nel 1997 la colonia tornò alla Cina Popolare ma con una formula inventata da Deng Xiaoping e Margaret Thatcher che un decennio prima avevano negoziato la restituzione dell'isola e dei suoi territori: "Una nazione, due sistemi".
Hong Kong sarebbe passata alla Cina continentale ma come regione a statuto speciale. Questo pragmatismo aveva risolto un nodo diplomatico ma non la sensazione di precarietà degli hongkonghesi: anche la condizione di autonomia è per un tempo determinato, ottenuto in prestito da Pechino.
All'ombra della Cina
La Cina, in effetti, è la ragione del successo di Hong Kong e la spinta del suoi continuo mutare di pelle economica. Migliaia di imprenditori, soprattutto di Shanghai, fuggirono come Sir Run Run dalla Cina comunista, facendo le prime fortune della colonia. Negli '80 Hong Kong approfittò delle aperture di Deng, trasferendo la sua industria manifatturiera nella Cina Popolare, e risparmiando in costo della manodopera: tre delle prime quattro zone economiche speciali volute da Deng furono aperte nel Guangdong, la regione a ridosso di Hong Kong.
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