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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2014 alle ore 08:17.

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Fra le più importanti lingue europee (tedesco, francese, spagnolo, inglese) l'italiano è lunica che formula una domanda e una risposta con lo stesso vocabolo: perché. Poiché la lingua esprime tutti i rapporti, le norme, le leggi di un paese, penso che l'ambiguità e il caos che regnano in Italia siano figli di questo difetto d'origine. Non è un caso che l'unica industria in continua espansione sia quella dei tribunali dove i procuratori fanno le requisitorie, gli avvocati fanno le arringhe, i giudici fanno le sentenze. L'Italia conta un abnorme numero di avvocati e parecchi milioni di processi in arretrato. Che una causa possa essere dibattuta in più processi con sentenze alterne di assoluzione e di condanna è sconcertante. Purtroppo anche per gli investitori stranieri e italiani che preferiscono altri paesi più comprensibili. La prima norma da approvare è: l'assoluzione in primo grado di un imputato è una sentenza definitiva. Un procuratore non può quindi ricorrere in appello o in cassazione. Norma già applicata in moltissimi paesi di sicura democrazia come gli Usa. Credo che questo, vista la massiccia presenza di toghe in parlamento, non avverrà mai.
Giuseppe Calcaterra
La soluzione Imu-Bankitalia
Caro Direttore, con un artificio degno del mago Silvan, il governo, con il decreto Imu-Bankitalia, è riuscito a non farci pagare la seconda rata Imu. Con il decreto, le banche che possiedono quote in Bakitalia sono state ricapitalizzate, portando benefici sia alle banche, che così si avvicineranno ai requisiti di Basilea2, sia al Tesoro, che tassando il capital gain sulle plusvalenze si ritroverà con qualche miliardo in più nelle casse (che serviranno a non farci pagare l'Imu). Ma se è stato così facile trovare denaro per sopprimere la seconda rata Imu, perché non ricapitalizzare più spesso (banche e altre aziende statali)? Così si potrebbero trovare i denari per non sopprimere il Senato e le Province, per pagare le diarie dei parlamentari, le auto blu, e altri balzelli, no?
Silvano Stoppa
Che fine ha fatto Schengen?
Anni e anni di applicazione di Schengen buttati. Sollecito è stato beccato in un albergo nei dintorni di Tarvisio, condotto in questura a Udine dove gli è stato ritirato il passaporto. Così non può espatriare, né fuggire. Sarebbe tutto bellissimo e logico se per attraversare il confine austriaco fosse necessario il passaporto, magari con tanto di visto. Il confine in questione così come quello con Francia o Slovenia non è più presidiato da anni. Nessuno chiede più i documenti anche se è consigliato averli con sé, le garitte e gli uffici sono completamente disabitati. Di certo uno che va in Austria non si porta dietro il passaporto, oltre a tutto con il rischio di perderlo. E allora cosa mi rappresenta tutta questa messinscena?
Adelmo Muppetti
E se frena l'export?
Gentile Redazione,
desidero complimentarmi per l'articolo odierno di Paolo Bricco "Un quarto dell'industria perso nella crisi". L'analisi mi pare assai lucida e condivisibile. Mi permetto un commento e una domanda. La tenuta dei ricavi e il calo del valore aggiunto da parte della media e medio/grande impresa sono, a mio giudizio, non tanto una scelta consapevole, quanto la conseguenza dello shift del fatturato fra mercato domestico/europeo e mercati lontani, dove la concorrenza è molto più forte e i costi sono decisamente più elevati. Se le forti turbolenze valutarie freneranno ulteriormente i mercati emergenti e il mercato interno non riparte, che prospettive avranno anche quelle medie imprese virtuose che in questi anni hanno avuto un ruolo fondamentale per evitare il collasso del sistema Italia?
Gianfranco Carbonato
Presidente Prima Industrie
Presidente Confindustria Piemonte

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