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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2014 alle ore 20:42.
L'ultima modifica è del 04 febbraio 2014 alle ore 20:39.

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(Ap)(Ap)

Resteranno in Portogallo le 85 opere di Juan Mirò appartenuta al fallito Banco Portugues de Negocios (Bpn) e di proprietà dello Stato portoghese, che dovevano essere battute oggi da Christiès in "una delle offerte più impressionanti mai messe su piazza che aveva però innescato una valanga di polemiche a Lisbona.

A sole due ore dall'inizio dell'asta è stata la stessa casa londinese ad annunciare la sua cancellazione, a causa "delle incertezze" create dalle polemiche politiche e dalle dispute legali scoppiate in Portogallo. A decidere di liquidare una parte così importante del patrimonio pubblico era stato il governo conservatore di Pedro Passos Coelho che sperava così di racimolare fra i 35 e i 70 milioni di euro e dare una boccata di ossigeno alle casse dello stato, alle prese con un buco stimato in 7 miliardi.

Ma l'annuncio dell'asta era stato seguito da roventi quanto immediate critiche. Prima la rivolta di personalità della cultura, con diecimila firme poste in calce ad una petizione su Internet, contro «una seconda spoliazione di un patrimonio di tutti i portoghesi», già chiamati a pagare il conto della bancarotta di Bpn nel 2008. Poi mozioni parlamentari dei partiti dell' opposizione, quello socialista e quello comunista, puntualmente respinte dalla maggioranza governativa. Infine, azioni legali per bloccare l'asta in via cautelare.

«La vendita della collezione di 85 opere di Juan Mirò è stata cancellata a causa di una disputa davanti un tribunale del Portogallo, nella quale Christiès non è parte coinvolta», scrive il portavoce della casa d'aste, Matthew Paton, in un comunicato. Il che significa, «che non siamo capaci di garantire condizioni di massima sicurezza per l'epilogo della vendita».

Poco dopo la decisione di Christie's è giunto il via libera del tribunale amministrativo di Lisbona, che ha comunque respinto la richiesta di sospensione cautelare presentata da cinque deputati socialisti e avallata dalla Procura generale della Repubblica. Anche la Direzione generale del Patrimonio portoghese aveva però lanciato nelle ultime ore l'allarme, amplificato dai media locali, perché l'uscita delle opere dal Paese non avrebbe i requisiti legali.

Una bella delusione per i collezionisti che già speravano di aggiudicarsi almeno una delle 85 opere fra pitture su tela, acrilici, disegni, gouaches e sculture, realizzate nell'arco di sette decenni dal pittore catalano, nato nel 1893 a Barcellona e morto a Palma di Maiorca nel Natale del 1983.

«Una delle offerte più ampie e impressionanti di Mirò mai messe su piazza», assicuravano da Christi's alla vigilia della vendita. Nei lotti, alcune delle opere fondamentali dell'artista, come l'olio su tela del 1968 'Mujer y pajaros' - due dei motivi classici dell'artista catalano - stimato fra i 4,7 e gli 8,3 milioni di euro. E un gruppo di sei pitture su masonite, parte di un corpus di 27 pezzi creati da Mirò nell'estate del 1936, in pieno scoppio della Guerra Civile spagnola (1936-1939).

La collezione era approdata in Portogallo nel 2006, quando Bpn l'aveva acquistata per 34 milioni di euro dall'imprenditore e collezionista giapponese Kazumasa Katsuta, per alimentare i propri fondi di investimenti. Ma, nel novembre del 2008, con l'annuncio della nazionalizzazione della banca, da parte dell'allora governo socialista di José Socrates, le opere sono entrate a far parte dei beni dello Stato. E, a meno di sorprese, resteranno partimonio di tutti i portoghesi. (ANSA)

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