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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2014 alle ore 06:44.

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Anno 1995; l'azienda cresce rapidamente ed è sempre più difficile trovare manodopera disponibile. È allora che la Aquafil – prima in Europa e seconda al mondo nella produzione di pavimenti tessili, fondata nel 1969 ad Arco, provincia di Trento, oggi divenuta un gruppo da 2.200 addetti in tre continenti – introduce un orario di lavoro particolarmente favorevole, appetibile per le nuove leve: è il 3 per 2, ovvero due giorni di riposo maturati ogni tre giorni di lavoro su turni.
Sembra un secolo fa, e un mondo diverso: lo scorso dicembre i dipendenti hanno votato – 305 votanti, 76% di si – l'accordo che cristallizza gli effetti del contratto di solidarietà già in corso, di fatto scegliendo un taglio della busta paga rispetto all'ipotesi di rimodulare l'orario (quattro per due). La decurtazione è circa del 7 per cento. «Questo accordo – spiega il presidente del gruppo, Giulio Bonazzi – ci ha permesso di non toccare l'orario. Il nuovo criterio di accesso al premio di risultato, che sarà anche più elevato in caso di piena produzione, risponde alla filosofia di condividere, azienda e dipendenti, il sacrificio, ma anche i frutti che ne deriveranno».
Dopo aver raggiunto l'intesa, il gruppo ha anche deciso per il rientro dalla Germania, dove è stata perfezionata un'acquisizione, di parte della produzione: per il sito tedesco un calo dell'occupazione (da 224 a 120 dipendenti), per la parte italiana che ha dovuto consolidare la propria capacità produttiva sono state decise 15 assunzioni. «Il costo del lavoro qui era e resta più alto – sottolinea Bonazzi – e per la gran parte ciò dipende dal cuneo fiscale».
E per un'azienda che ha già seguito la strada della riduzione dei costi, molte altre sono le trattative in corso, spesso costellate di proteste e scioperi. In Veneto, all'Alcoa di Fusina (Venezia) la contesa è sulle indennità degli operai previste nel contratto di secondo livello, alla Roechling (stabilimenti fra Trento e Bolzano) sono nel mirino premi e superminimi. In Alto Adige – e a Novara, dove c'è un altro stabilimento – la vertenza è aperta alla Memc (ora Sun Edison), dove si parla di annullare la contrattazione di secondo livello: la multinazionale americana produce silicio, con costi di energie elevati, ma il progetto di creare una linea di connessione con l'Austria per importare energia a costi minori non è ancora andato in porto.
Scioperi e manifestazione anche a Rovereto (Trento) fra i dipendenti della Marangoni Spa, la multinazionale produttrice di pneumatici, che ha prospettato ai propri dipendenti – circa 300 di cui circa 100 impiegati –, la mancata corresponsione degli aumenti salariali derivanti dal rinnovo del contratto nazionale della gomma-plastica. All'ultimo corteo, ai 200 operai dello stabilimento di via del Garda si sono uniti anche alcuni impiegati. In campo è scesa anche la Provincia: «Il taglio del salario – ha detto l'assessore Alessandro Olivi – deve essere l'ultima spiaggia. Ridurre le buste paga dei lavoratori già colpiti dalla crisi non aiuta l'economia e si riflette negativamente sullo sviluppo della comunità. Tra l'altro il problema non è legato ai compensi, bensì al carico fiscale. Su questo fronte la Provincia è pronta a fare la propria parte».
Già negli anni scorsi la Provincia autonoma è intervenuta abbattendo l'Irap; anche per la nuova legislatura la giunta intende ridurre l'imposta regionale a una condizione: che le imprese beneficiarie non licenzino.
@Ganz24Ore
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