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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2014 alle ore 18:45.

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Produzione petrolifera in calo, inflazione al 56% e introduzione di altre misure di controllo dei cambi. Il Venezuela di Nicolas Maduro, vive giorni di tensione. Proprio ieri il presidente ha minacciato di "espropriare" e "confiscare" le aziende che non dimostrino di aver applicato la cosiddetta "legge del prezzo giusto" - che fissa a un massimo del 30% il margine di guadagno - entro il 10 febbraio, minancciando i "settori della borghesia" a non "sottovalutare il potere del popolo".

Il monito di Maduro è stato durissimo: Se lunedì prossimo riscontriamo che vi sono unità economiche o aziende che stanno violando la legge del prezzo giusto prenderò le misure più radicali perché il popolo entri in quelle aziende e sia lui a farle produrre e lavorare. Andrò a fondo della questione . Un discorso tenuto in occasione del 22° anniversario del golpe fallito lanciato dall'ex presidente Hugo Chavez contro il governo di Carlos Andres Peres (1989-1993).

Sono tre i temi caldi di un Venezuela sempre più scosso da una stagione di conflittualità e incertezza.

Il primo è l'inflazione, stimata al 56% e in costante ascesa, aggravata da una svalutazione del bolivar sempre più forte. La moneta venezuelana, sul mercato nero, ha perso il 76% del suo valore rispetto al dollaro, nel 2013.

Il secondo punto riguarda la produzione di petrolio che nel 2013, è calata sensibilmente, a 2,45 milioni di barili al giorno (erano 2,9milioni nel 2012). Una riduzione produttiva spiegata dai bassi investimenti in tecnologia estrattiva che solo le compagnie internazionali potrebbero effettuare. Ma che una politica sempre più dirigista ha ostacolato.

Il terzo è lo spettro di un default. Il Venezuela vende ogni giorno 640mila barili al giorno alla Cina, a prezzo privilegiato per poter ripagare almeno gli interessi dei 40miliardi di dollari che Pechino ha investito in Venezuela dal 2008 a oggi. Per questo, secondo Russell Dallen, analista americano di "Caracas Capital Markets", nei prossimi cinque anni vi è il 65% di probabilità che Venezuela non sappia fronteggiare i propri debiti.

Il 2014 si presenta quindi come un anno costellato di incognite per un Paese che importa il 70% di ciò che consuma ed è costretto a finanziare merci e servizi esclusivamente con l'esportazione di petrolio

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