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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2014 alle ore 07:38.
L'ultima modifica è del 05 febbraio 2014 alle ore 15:58.

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Se gli analisti finanziari avessero passato più tempo a leggere la «Divina Commedia» di Dante Alighieri, invece di concentrarsi solamente sullo spread, forse non avrebbero visto solamente l'inferno che grava sul debito e i conti pubblici italiani. Secondo il Financial Times, la Corte dei Conti italiana avrebbe messo sotto accusa il sistema di valutazione delle agenzia di rating.

Corte Conti: dall'agenzia di rating danni per 234 miliardi
Standard & Poor's ha rivelato ieri al quotidiano finanziario britannico di aver ricevuto dalla Corte dei Conti italiana una notifica: secondo il nostro ente di controllo le agenzie di rating avrebbero agito illegalmente e provocando danni per 234 miliardi di euro. Sarebbe questa la cifra richiesta come risarcimento dai giudici contabili italiani, per i danni causati in parte per non aver considerato il ricco patrimonio storico-artistico e letterario del nostro Paese quando ha deciso il downgrading nel 2011.

Saccomanni: no a ruolo eccessivo agenzie rating
Sulla questione è intervenuto il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. «Non faccio commenti diretti - ha affermato -. Ma ho sempre trovato che il ruolo delle agenzie di rating come valutatore del rischio di un paese fosse eccessivo e credo che la nostra azione, sia al Governo che come Banca d'Italia, è stata quella di chiarire che non c'è solo il giudizio delle agenzie».

La precisazione della magistratura contabile
In merito a notizie di stampa su azioni della Corte dei Conti della Repubblica Italiana nei confronti di società di rating, l'ufficio stampa della Corte dei Conti ha precisato che si tratta di una istruttoria aperta dal Procuratore Regionale del Lazio in conseguenza delle decisioni di "downgrading" del debito pubblico italiano avvenute il primo luglio 2011, 24 maggio 2011, 5 dicembre 2011 e 13 gennaio 2012. Secondo la Procura l'aumentato "spread" e le sue conseguenze costituiscono base per le contestazioni. L'azione è solo in fase istruttoria e potrebbe dunque concludersi anche con archiviazione, dopo che le agenzie avranno prodotto le proprie motivazioni e controdeduzioni. Nessuna valutazione conclusiva può dunque essere fatta al momento attuale né in merito alla prosecuzione dell'inchiesta, né all'eventuale citazione in giudizio davanti alla Sezione Giurisdizionale del Lazio. È del tutto prematuro, nella attuale fase di indagine non ancora conclusa, qualsiasi quantificazione in merito ad un eventuale risarcimento, che è rimessa al giudice competente.

Il procuratore regionale della Corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis, ha aggiunto che non ci sarebbe stata alcuna «emissione di citazione in giudizio contro le agenzie di rating S&P, Moody's e Fitch» e conferma invece «l'esistenza dell'inchiesta giudiziaria contabile contro le predette agenzie per il declassamento dell'Italia. Indagine che non é ancora approdata a una decisione conclusiva».

La versione del Financial Times
Secondo il Financial Times, nella nota inviata a S&P l'Italia la Corte dei Conti scrive: «S&P non ha ma considerato nei suoi rating la storia, l'arte e il panorama italiano che, come riconosciuto a livello universale, sono le basi della forza economica del Paese». Fonti accreditate del quotidiano inglese confermano l'istanza contro S&P e le altre agenzie di rating minori, come Moody's e Fitch, e fanno sapere che maggiori informazioni sul procedimento legale verranno comunicate dalla Corte dei Conti il prossimo 19 febbraio.

Su Ft si legge che, secondo quanto riportato dalla nota ricevuta da S&P, l'«incauto» report dell'agenzia di rating sul debito pubblico italiano avrebbe contribuito a peggiorare la crisi del debito sovrano, obbligando i governi di Silvio Berlusconi e Mario Monti a prendere misure di emergenza. L'agenzia statunitense ha definito l'azione italiana come «non seria e senza merito». Anche un portavoce di Moody's ha definito «priva di merito» la mossa della Corte, mentre Fitch ha fatto sapere che collaborerà nel processo: «Capiamo le preoccupazioni del tribunale, ma crediamo di avere operato sempre in maniera corretta e nel pieno rispetto della legge».

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